Il brano che segue è tratto dal Dictinnaire Infernal di Jacques Collin de Plance: “I Vampiri hanno condiviso con i filosofi illuministi l’onore di travagliare il Settecento: mentre i primi terrorizzavano la Lorena, la Prussia, la Slesia, la Polonia, la Moravia, l’ Austria, la Russia, la Boemia e tutto il nord dell’ Europa, i secondi procedevano alla distruzione della Francia e dell’ Inghilterra rovesciando le convinzioni più antiche, e dandosi l’aria – nel far ciò – di attaccare unicamente gli errori del volgo ignorante.
Ogni secolo, è vero, ha le sue mode, e ogni paese, come osserva Don Calmet ha le sue previsioni e le sue malattie. Ma è un fatto che i vampiri non si siano mostrati in tutto il loro tenebroso splendore né durante il Medioevo né a popolazioni barbare: per rivelarsi appieno hanno invece scelto il secolo di Diderot e di Voltaire e l’ Europa che si vantava della propria civiltà. Si diede il nome di upieri o upiri, e più generalmente di Vampiri in Occidente, di brucolachi o vrycolachi nella Morea, di Katakani nell’ isola di Creta, a uomini che, pur morti e seppelliti da parecchi anni o almeno da parecchi mesi, si facevano vedere in corpo e anima, parlavano, camminavano, infestavano i villaggi, perseguitavano uomini e bestie, e soprattutto succhiavano il sangue alle persone vive, sino a sfibrarle e a farle morire.
Non si poteva por fine alle loro pericolose visite se non dissotterrando i cadaveri, impalandoli, tagliando loro la testa, svellendone il cuore dal petto e dandoli alle fiamme. Coloro che morivano per i morsi del Vampiro, divenivano Vampiri a loro volta. I giornali di Francia e d’ Olanda parlano già nel 1693 e 1694, dei Vampiri che si facevano vedere in Polonia e soprattutto in Russia. Nel Mercurio Galante di quei due anni si riporta come fosse opinione comune presso quei popoli che i Vampiri potessero apparire da mezzogiorno fino a mezzanotte; che succhiavano il sangue degli uomini e delle bestie con tale avidità, che sovente sprizzava loro fuori dalla bocca, dalle narici e dalle orecchie; che talvolta i loro cadaveri nuotavano letteralmente nel sangue in fondo alle loro tombe.
Si diceva che i Vampiri perpetuamente avidi, arrivavano anche a rodere i teli funebri che li avvolgevano. Si aggiungeva poi che, uscendo dai sepolcri, andavano nottetempo a stringere con forza parenti e amici, cui succhiavano il sangue premendo loro la gola per non farli gridare. Chi veniva succhiato si indeboliva talmente che spesso in breve moriva. Queste persecuzioni non si restringevano a una sola vittima, ma si estendevano fino all’ ultimo uomo della famiglia o del villaggio: e ciò a meno di non farla finita tagliando la testa o trafiggendo il cuore del Vampiro, il cui cadavere si trovava sempre ancora fresco, benché morto da lungo tempo. Siccome da questo cadavere usciva una gran quantità di sangue, alcuni lo mescolavano con la farina per farne pane, e pensavano, mangiando quel pane, di essere al sicuro dagli assalti del Vampiro.
Sono numerose le testimonianze a riguardo.” Le storie di vampiri dunque si raccontavano in passato un po’ dappertutto. Il mito del non morto è molto antico, rappresenta senza alcun dubbio una delle leggende più famose. Sembra che dietro il mito del vampiro si nasconda forse una mezza verità. Una rara patologia, la Porfiria dà manifestazioni simili per certi aspetti a quelle del vampirismo, e si aggrava quando il malato mangia aglio. Uno dei più conosciuti romanzi di tutti tempi è Dracula di Bram Stoker.
Oggi si sa che Stoker nel creare il suo personaggio si ispirò Vlad terzo principe di Valacchia fino al 1472, abile stratega (che combatté contro i Turchi) conosciuto per la sua leggendaria crudeltà. Sembra che in una sola notte fece impalare 20.000 prigionieri. Per questo era anche conosciuto come Vlad Tepes (cioè Vlad l’ impalatore) Di Vlad terzo non si trovò mai la tomba. Fu questo a creare nella mente di Stoker l’ associazione con i vampiri (ciò accadde in un sonno pieno di incubi). Altro particolare interessante è che Dracula era uno dei soprannomi di Vlad terzo. Lo stesso soprannome era appartenuto al padre, che era stato cavaliere dell’ ordine del drago. Dracul in Rumeno significa infatti Drago.
(Fonti: Storie di Vampiri, Grandi Tascabili Economici Newton, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco. Altre fonti)
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