Il libro tibetano dei morti, è un antichissimo volume che parla delle tecniche attraverso le quali un uomo in punto di morte può trasferire il proprio principio vitale in modo da poter affrontare il viaggio che seguirà il trapasso.
Vi è un intervallo di quaranta giorni fra la morte di un individuo e la sua rinascita nel corso del quale, le guide (Lama-santoni) forniscono alla persona tutte le informazioni e i consigli, indispensabili per trasferirsi in un nuovo involucro. La recitazione del Bardo al capezzale di un moribondo è quindi una pratica lamaista che si riallaccia ad antichissime tecniche sciamaniche.
Lo scopo del Bardo è quello di dare agli esseri umani la possibilità di utilizzare le proprie capacità nascoste per affrontare la morte nel modo più corretto ed ottenere una migliore rinascita. In un passo del libro è scritto: “Se uno, mentre si trovava nel mondo umano, ha meditato sulle immagini di queste divine incarnazioni, raggiungerà la liberazione in quanto le riconoscerà quando appariranno nel Bardo, durante le tecniche di insegnamento…”.
Il libro è una delle più antiche opere del Tibet, la vera edizione originale e autorizzata è quella su legno; tutte le altre sono tentativi di trascrizioni, e in qualche caso interpretazioni arbitrarie. (Fonte: Valentino Compassi, Dizionario dell’ Universo Sconosciuto, SUGARCO EDIZIONI)
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