lunedì 25 febbraio 2013

Esperimenti ottici del SETI. Di che si tratta?

Mentre la maggior parte degli esperimenti SETI osserva il cielo nello spettro delle onde radio, alcuni ricercatori hanno considerato la possibilità che civiltà aliene possano ricorrere a potenti laser che operano alle lunghezze d'onda della luce visibile per comunicare a distanze interstellari. L'idea è stata esposta per la prima volta sulla rivista britannica Nature nel 1961 e nel 1983 ripresa in modo dettagliato sulla rivista statunitense Proceedings of the National Academy of Sciences da Charles Townes, uno degli inventori del laser. La maggior parte dei ricercatori del settore ebbe una reazione piuttosto fredda. Nel 1971 il progetto Ciclope escluse questa ipotesi affermando che la costruzione di un laser capace di brillare più del sole di un remoto sistema stellare sarebbe stata troppo difficile da portare a termine. Oggi, alcuni sostenitori di SETI tra cui Frank Drake affermano che quel giudizio fosse troppo conservatore. La ricerca di segnali a frequenze ottiche presenta due problemi, uno facile da aggirare, un altro più critico. Il primo problema è che la luce laser è sostanzialmente monocromatica, ossia i laser emettono luce di una sola specifica frequenza, rendendo difficile immaginare quale si debba cercare mettendosi in ascolto.

Tuttavia, secondo l'analisi di Fourier l'emissione di brevi impulsi di luce si traduce in un ampio spettro di emissione avente frequenze tanto maggiori quanto l'ampiezza degli impulsi si riduce; un sistema di comunicazione interstellare potrebbe far ricorso ad impulsi laser. Il secondo problema è che, mentre le onde radio possono essere emesse in tutte le direzioni, i laser sono altamente direzionali. Questo significa che un raggio laser potrebbe venire bloccato da una nube di gas interstellare, inoltre noi potremmo osservarlo solo se ci capitasse di attraversarlo. Dato che è improbabile che una civiltà aliena invii deliberatamente un segnale laser esattamente verso la Terra, dovremmo attraversare il raggio per caso. Come visto in precedenza, la ricerca di un segnale ottico presenta quindi le stesse difficoltà di quella di un segnale radio direzionato. Negli anni '80 due ricercatori sovietici condussero una breve ricerca SETI ottica, ma non ne risultò nulla. Durante la maggior parte degli anni '90 la ricerca SETI ottica è stata tenuta viva dalle osservazioni di Stuart Kingsley, un ricercatore britannico che vive nell'Ohio. In tempi recenti gli esperimenti SETI ottici sono stati rivalutati anche dai primi ricercatori. Paul Horowitz, di Harvard, ed alcuni ricercatori del SETI institute hanno condotto una ricerca semplice usando un telescopio ed un sistema di rilevamento di impulsi di fotoni, ed stanno valutando passi successivi in questa direzione.

Horowitz ha detto "tutti sono stati attratti dalla radio, ma abbiamo fatti molti esperimenti e cominciamo ad esserne un po' stanchi". I sostenitori della SETI ottica hanno condotto studi teorici sull'efficacia dell'utilizzo di laser ad alta energia come raggio interstellare. L'analisi mostra che l'impulso infrarosso di un laser, la cui emissione non è legata alla legge dell'inverso del quadrato come la luce emessa dalle stelle, apparirebbe decine di migliaia di volte più luminoso del nostro sole ad una civiltà distante che si trovasse sulla linea del raggio. Questo smentisce le precedenti conclusioni del "progetto Ciclope", che sottolineava la difficoltà di rilevare un raggio laser. Un sistema del genere potrebbe essere istruito a puntare automaticamente ad una serie di bersagli inviando ad ogni bersaglio impulsi a frequenze regolari, ad esempio, uno al secondo. Ciò consentirebbe di sondare tutte le stelle simili al Sole comprese entro una distanza di 100 anni luce. Lo studio ha anche descritto un sistema di rilevamento di impulsi laser realizzabile a basso costo con uno specchio di due metri di diametro fatto di materiali compositi, focalizzato su una matrice di sensori di luce. Numerosi esperimenti ottici del Seti sono oggi in atto. Un gruppo di studiosi delle università di Harvard e Smithsonian Institute in cui è incluso Paul Horowitz ha ideato un rilevatore laser e lo ha montato sul telescopio ottico da 155 cm di Harvard.

Ora questo telescopio viene usato per una ricerca più comune sulle stelle, e la ricerca ottica di SETI sta procedendo, quindi secondo quello sforzo seguendo "due direzioni". Fra l'ottobre 1998 e il novembre 1999, la ricerca ha esaminato circa 2500 stelle. Nulla che sembrasse un segnale laser intenzionale fu rilevato, eppure gli sforzi continuano. Il gruppo di studiosi delle università di Harvard e Smithsonian Institute sta ora lavorando in collaborazione con Princeton per il montaggio di un simile sistema di analisi sul telescopio da 91 cm di Princeton. I telescopi di Harvard e Princeton saranno riuniti per "puntare" lo stesso obbiettivo contemporaneamente, con lo scopo di rintracciare lo stesso segnale in entrambi i luoghi così da limitare gli errori dati dal disturbo del rilevatore. Il gruppo di studiosi delle università di Harvard e Smithsonian Institute sta ora costruendo un sistema di ricerca ottica ad esso preposto interamente ottico, secondo le linee descritte sopra, utilizzando un telescopio di 1.8 metri.

Il nuovo telescopio di ricerca SETI è in via di costruzione all'Oak Ridge Observatory situato ad Harvard, Massachusetts. L'università della California, Berkeley, casa natale dei progetti SERENDIP e di SETI, sta anche conducendo ricerche ottiche SETI. Una viene diretta da Geoffrey Marcy, il famosissimo cacciatore di pianeti extrasolari, e implica l'esame di registrazioni degli spettri raccolti durante caccie di pianeti extrasolari alla ricerca di segnali laser che siano continui piuttosto che pulsanti. A Berkeley, l'altro sforzo del progetto ottico Seti è più simile a quello a cui mira il gruppo delle università di Harvard e Smithsonian Institute e viene diretto da Dan Wertheimer di Berkeley, il quale ha costruito l'analizzatore laser per il gruppo delle università di Harvard e Smithsonian Institute. La ricerca di Berkeley usa un telescopio automatico da 76 cm e un analizzatore laser precedente costruito da Wertheimer.

(Fonte: Wikipedia, l' enciclopedia libera)

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