Prima di procedere con questo post è bene ricordare che la scienza ufficiale non riconosce la validità delle pseudoscienze, come la parapsicologia, l' astrologia ecc...
Tutta la storia dell’ umanità è costellata di episodi che fanno pensare alla innata capacità, posseduta in modo particolare da alcuni uomini, sia in modo naturale, sia attraverso ritualità o per acquisizione di speciali stati variati della coscienza vigile, di vedere oltre le barriere dello spazio e del tempo.
Fenomeni di divinazione sono presenti sia negli stadi più primitivi delle civiltà, sia nelle ritualità magiche e negli apparati religiosi di ogni tempo e paese. Maghi più o meno celebri, sacerdoti di varie religioni e figure isolate di profeti ed ispirati compongono un lungo elenco di personaggi che da sempre popolano i libri di storia dalle origini ai giorni nostri.
Le cosiddette -mantiche- o -arti divinatorie- vengono praticate tuttora diffusamente. Fra queste bisogna ricordare la rabdomanzia, la radioestesia, la cartomanzia, la chiromanzia, la caffeomanzia e altre innumerevoli pratiche il cui uso è molto meno frequente.
(Fonte: Massimo Inardi - Giovanni Iannuzzo, Parapsicologia Realtà Contestata, Sugarco Edizioni).
martedì 31 luglio 2012
lunedì 30 luglio 2012
Astrologia. Che cosa è?
Per l' astrologia vale quanto detto per le altre pseudoscienze. La scienza ufficiale non riconosce la realtà di queste cose.
L’ astrologia è forse l’ attività divinatoria dell’uomo più elementare e primitiva, perché basata sull’osservazione metodica e prolungata nei secoli dei movimenti degli astri e delle stelle del firmamento.
Gli astronomi (o astrologi) di Babilonia che furono fra i primi maestri di questa disciplina, oltre a concepire l’esistenza di un rapporto fra l’essere umano e il cosmo, si spinsero alla ricerca di una spiegazione razionale delle leggi dell’universo.
Alcuni studiosi recentemente hanno compiuto uno studio su oltre venticinquemila oroscopi, trovando una conferma statistica del rapporto fra le posizioni planetarie alla nascita e precisi aspetti della struttura psichica dell’uomo.
Ulteriori conferme dei risultati di questi studi, dimostrerebbero l’utilità della pratica astrologica come strumento conoscitivo della psiche umana.
(Fonte: Massimo Inardi - Giovanni Iannuzzo, Parapsicologia Realtà Contestata, Sugarco Edizioni).
L’ astrologia è forse l’ attività divinatoria dell’uomo più elementare e primitiva, perché basata sull’osservazione metodica e prolungata nei secoli dei movimenti degli astri e delle stelle del firmamento.
Gli astronomi (o astrologi) di Babilonia che furono fra i primi maestri di questa disciplina, oltre a concepire l’esistenza di un rapporto fra l’essere umano e il cosmo, si spinsero alla ricerca di una spiegazione razionale delle leggi dell’universo.
Alcuni studiosi recentemente hanno compiuto uno studio su oltre venticinquemila oroscopi, trovando una conferma statistica del rapporto fra le posizioni planetarie alla nascita e precisi aspetti della struttura psichica dell’uomo.
Ulteriori conferme dei risultati di questi studi, dimostrerebbero l’utilità della pratica astrologica come strumento conoscitivo della psiche umana.
(Fonte: Massimo Inardi - Giovanni Iannuzzo, Parapsicologia Realtà Contestata, Sugarco Edizioni).
venerdì 27 luglio 2012
La stregoneria. Cosa è?
Anche per questo post, vale quanto detto per il precedente. La scienza non riconosce la realtà dei fenomeni paranormali e delle pseudo scienze.
La stregoneria, detta anche magia nera, è una forma cerimoniale, volta a danneggiare il prossimo o a costringerlo ad azioni che andrebbero addirittura contro la sua volontà.
Notissime streghe furono le celeberrime Circe e Medea dell’antichità greca classica. Le principali civiltà e religioni combatterono la stregoneria perseguitando chi la praticava. Nel Medioevo e nel Rinascimento, la Chiesa cattolica, attraverso l’inquisizione fece una vera e propria strage di streghe e stregoni, spesso sulla base di semplici sospetti o illazioni.
Non è da escludersi che nel corso dei sabba e delle cerimonie di magia nera le persone coinvolte entrassero in una specie di trance o di invasamento prodotto dall’ambiente e dall’ atmosfera contagiosamente isterico-mistica, diventando inconsapevoli agenti di fenomeni paranormali.
(Fonte: Massimo Inardi - Giovanni Iannuzzo, Parapsicologia Realtà Contestata, Sugarco Edizioni).
La stregoneria, detta anche magia nera, è una forma cerimoniale, volta a danneggiare il prossimo o a costringerlo ad azioni che andrebbero addirittura contro la sua volontà.
Notissime streghe furono le celeberrime Circe e Medea dell’antichità greca classica. Le principali civiltà e religioni combatterono la stregoneria perseguitando chi la praticava. Nel Medioevo e nel Rinascimento, la Chiesa cattolica, attraverso l’inquisizione fece una vera e propria strage di streghe e stregoni, spesso sulla base di semplici sospetti o illazioni.
Non è da escludersi che nel corso dei sabba e delle cerimonie di magia nera le persone coinvolte entrassero in una specie di trance o di invasamento prodotto dall’ambiente e dall’ atmosfera contagiosamente isterico-mistica, diventando inconsapevoli agenti di fenomeni paranormali.
(Fonte: Massimo Inardi - Giovanni Iannuzzo, Parapsicologia Realtà Contestata, Sugarco Edizioni).
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giovedì 26 luglio 2012
Cabala. Che cosa è?
Per la Cabala, vale quanto ho già detto per il paranormale. La scienza ufficiale non riconosce la verità delle affermazioni contenute nelle dottrine esoteriche.
La Cabala è una dottrina esoterica di origine ebraica. Essa è costituita da un insieme di nozioni e di tradizioni che hanno come obbiettivo e scopo ultimo quello di interpretare non in chiave letterale e scoperta, bensì occulta e quindi anche divinatoria, i versetti, e le singole lettere (dei versetti) dell’ Antico Testamento.
Le sue origini vengono fatte risalire al creatore, che attraverso l’ Angelo dei misteri l’avrebbe insegnata ad Adamo, che poi per mezzo del figlio Seth, l’avrebbe trasmessa a Noè per salvarla dal diluvio. Da Noè, attraverso Abramo le conoscenze cabalistiche sarebbero passate in Egitto per essere riscoperte da Mosè, il quale le avrebbe purificate, velandone però la sostanza segreta, per trasmetterle finalmente ai grandi iniziati.
Altri sostengono che la Cabala ha invece solo origini egiziane.
Un grande cabalista pare sia stato Nostradamus; per alcuni studiosi le sue facoltà divinatorie non sarebbero state altro che il risultato della sua totale immedesimazione nei principi e nelle conoscenze della Cabala.
(Fonte: Massimo Inardi - Giovanni Iannuzzo, Parapsicologia Realtà Contestata, Sugarco Edizioni).
martedì 24 luglio 2012
Alchimia. Che cosa era?
Quando si parla di paranormale ed esoterismo, è sempre bene ricordare che la scienza ufficiale non riconosce la realtà dei dei fenomeni ad essi legati.
L’ Alchimia ha rappresentato nei secoli passati un suggestivo fenomeno psico-spirituale, il cui fine ultimo era quello di agire sulla materia e sulla psiche, in modo da far raggiungere allo studioso di questa disciplina l’ascesi mistica e spirituale e il conseguimento di un grande livello di purezza interiore e consapevolezza.
Chi arrivava a tale livello, poteva anche sviluppare spiccate capacità extrasensoriali entrando in intimo contatto con l’intero universo. Quest’ ultimo era concepito dagli alchimisti come una grande struttura vivente, pensante ed animata da energie vitali che continuamente si affaticano per pervenire ad un processo di purificazione sempre più grande.
L’ alchimia comprendeva al suo interno un insieme di pratiche di iniziazione, di continenza sessuale, di conoscenza astrologica e di amore reciproco e disinteressato verso il prossimo.
(Fonte: Massimo Inardi - Giovanni Iannuzzo, Parapsicologia Realtà Contestata, Sugarco Edizioni).
L’ Alchimia ha rappresentato nei secoli passati un suggestivo fenomeno psico-spirituale, il cui fine ultimo era quello di agire sulla materia e sulla psiche, in modo da far raggiungere allo studioso di questa disciplina l’ascesi mistica e spirituale e il conseguimento di un grande livello di purezza interiore e consapevolezza.
Chi arrivava a tale livello, poteva anche sviluppare spiccate capacità extrasensoriali entrando in intimo contatto con l’intero universo. Quest’ ultimo era concepito dagli alchimisti come una grande struttura vivente, pensante ed animata da energie vitali che continuamente si affaticano per pervenire ad un processo di purificazione sempre più grande.
L’ alchimia comprendeva al suo interno un insieme di pratiche di iniziazione, di continenza sessuale, di conoscenza astrologica e di amore reciproco e disinteressato verso il prossimo.
(Fonte: Massimo Inardi - Giovanni Iannuzzo, Parapsicologia Realtà Contestata, Sugarco Edizioni).
lunedì 23 luglio 2012
Scrittura creativa. Esercitazione. Descrivere il cibo.
Se state passando un periodo negativo e non riuscite a scrivere, provate ad esercitarvi. Tornerete al vostro progetto in un altro momento.
Provate a scrivere qualcosa sul cibo. Scrivete di un piatto che vi piace molto.
Provate a scrivere qualcosa, riguardo ai cibi che vi piacciono di più senza tralasciare i particolari. Se vi va potete anche provare a descrivere una serata al ristorante passata con dei vostri amici.
Descrivete i particolari. La tavola, gli antipasti, la tovaglia del tavolo, i vostri amici, il modo in cui erano vestiti per l' occasione.
Provate a scrivere qualcosa sul cibo. Scrivete di un piatto che vi piace molto.
Provate a scrivere qualcosa, riguardo ai cibi che vi piacciono di più senza tralasciare i particolari. Se vi va potete anche provare a descrivere una serata al ristorante passata con dei vostri amici.
Descrivete i particolari. La tavola, gli antipasti, la tovaglia del tavolo, i vostri amici, il modo in cui erano vestiti per l' occasione.
venerdì 20 luglio 2012
Rasputin. Chi era?
Prima di proseguire con questo post è' bene precisare che la scienza ufficiale non riconosce la realtà dei fenomeni paranormali.
Celebre mistico russo, divenuto famoso grazie alla misteriosa influenza esercitata in vita sulla famiglia imperiale russa, appartenente alla dinastia dei Romanov. Nacque il 22 gennaio 1869 a Pokrovskoe, uno sperduto paesino della Siberia, situato vicino ai monti urali. Geisha, così era chiamato in famiglia, trascorse l’ infanzia lavorando nei campi insieme al fratello Misha, che muorì successivamente a causa di malattia che colpirà pure Rasputin. Fu proprio durante un attacco di febbre che Misha ebbe una visione: racconterà di aver visto la Madonna che parlandogli lo avrebbe guarito.
Questo evento lo portò in seguito ad avvicinarsi alla religione e agli Starec, monaci e profeti erranti che venivano accolti con assoluto rispetto nei villaggi russi. A vent’ anni si sposò, ma dopo la morte del figlio cadde in depressione ed ebbe un’ altra visione della Madonna. Seguendo le parole ascoltate durante la visione, lasciò tutto e partì, per un lungo pellegrinaggio che lo mise in contatto con esponenti dei Chlisty, setta considerata illegale, ma molto popolare in Russia, nella cui dottrina il rito erotico e le congiunzioni carnali erano di fondamentale importanza.
Rasputin non l’ abbandonò mai del tutto almeno per quanto riguarda il sesso, fra l’ altro scoprì presto di possedere un carisma speciale nei confronti delle donne. Sembra che il suo sguardo intenso e allucinato possedesse qualcosa di magnetico, la gente prendeva molto seriamente tutto ciò che diceva. Inoltre col tempo acquistò anche la fama di guaritore. Malgrado la mancanza di istruzione riuscì ad allestire nel corso degli anni una rete di relazioni di altissimo livello che lo condusse infine alla corte dello zar Nicola II, (in ciò lo aiutò parecchio la fama che i suoi poteri sciamanici, gli avevano fatto conquistare)
Fu proprio grazie alla sua reputazione di guaritore che entrò in contatto con persone vicine alla famiglia imperiale, nella speranza che potesse essere di aiuto per contenere l'inguaribile emofilia di Alessio, il piccolo zarevic. Al primo incontro Rasputin riuscì ad ottenere qualche effetto sul piccolo malato, così lo zar e la zarina gli permisero di visitare sempre più spesso la loro riservatissima casa, situata nel parco di Carskoe Selo. Secondo una teoria, Rasputin sarebbe riuscito ad interrompere le crisi ematiche di Alessio utilizzando un tipo di ipnosi che rallentava il battito cardiaco del bambino, riducendo in questo modo la pressione del sangue. Secondo un’altra ipotesi, sembra che i medici di corte tentassero di guarire l’emofilia dello zarevic con l’aspirina che, se da un lato leniva i dolori articolari, dall’altro acuiva le emorragie causate dall’emofilia.
Secondo questa versione, senza aspirina la salute di Alessio migliorava e il merito veniva attribuito a Rasputin. Occorre tuttavia menzionare un fatto scientificamente inspiegabile, avvenuto il 12 ottobre 1912: in quell'occasione, ricevuto da Pietrogrado un telegramma della famiglia reale che lo informava di una grave crisi di emofilia dello zarevic ormai in punto di morte (Medici disperano. Le vostre preghiere sono la nostra ultima speranza), Rasputin si immerse in preghiera per diverse ore nella sua casa in Siberia, cadendo in uno stato di trance. Terminate le preghiere, inviò un telegramma alla famiglia reale con cui assicurava la guarigione del piccolo, cosa che effettivamente avvenne nell'arco di poche ore, dopo giorni di inutili cure mediche.
Dopo questi episodi Rasputin divenne una specie di consigliere della famiglia reale, e si stabilì in maniera definitiva nella capitale, dove partecipava spesso a feste dove non di rado circuiva qualche aristocratica. Cominciò ad essere considerato come un pericoloso individuo che esercitava un influenza negativa sulle scelte dei regnanti, e questo spinse un gruppo di nobili a organizzare una congiura contro di lui. Venne ucciso a San Pietroburgo, 29 dicembre del 1916.
(Fonte Wikipedia e altre fonti)
Celebre mistico russo, divenuto famoso grazie alla misteriosa influenza esercitata in vita sulla famiglia imperiale russa, appartenente alla dinastia dei Romanov. Nacque il 22 gennaio 1869 a Pokrovskoe, uno sperduto paesino della Siberia, situato vicino ai monti urali. Geisha, così era chiamato in famiglia, trascorse l’ infanzia lavorando nei campi insieme al fratello Misha, che muorì successivamente a causa di malattia che colpirà pure Rasputin. Fu proprio durante un attacco di febbre che Misha ebbe una visione: racconterà di aver visto la Madonna che parlandogli lo avrebbe guarito.
Questo evento lo portò in seguito ad avvicinarsi alla religione e agli Starec, monaci e profeti erranti che venivano accolti con assoluto rispetto nei villaggi russi. A vent’ anni si sposò, ma dopo la morte del figlio cadde in depressione ed ebbe un’ altra visione della Madonna. Seguendo le parole ascoltate durante la visione, lasciò tutto e partì, per un lungo pellegrinaggio che lo mise in contatto con esponenti dei Chlisty, setta considerata illegale, ma molto popolare in Russia, nella cui dottrina il rito erotico e le congiunzioni carnali erano di fondamentale importanza.
Rasputin non l’ abbandonò mai del tutto almeno per quanto riguarda il sesso, fra l’ altro scoprì presto di possedere un carisma speciale nei confronti delle donne. Sembra che il suo sguardo intenso e allucinato possedesse qualcosa di magnetico, la gente prendeva molto seriamente tutto ciò che diceva. Inoltre col tempo acquistò anche la fama di guaritore. Malgrado la mancanza di istruzione riuscì ad allestire nel corso degli anni una rete di relazioni di altissimo livello che lo condusse infine alla corte dello zar Nicola II, (in ciò lo aiutò parecchio la fama che i suoi poteri sciamanici, gli avevano fatto conquistare)
Fu proprio grazie alla sua reputazione di guaritore che entrò in contatto con persone vicine alla famiglia imperiale, nella speranza che potesse essere di aiuto per contenere l'inguaribile emofilia di Alessio, il piccolo zarevic. Al primo incontro Rasputin riuscì ad ottenere qualche effetto sul piccolo malato, così lo zar e la zarina gli permisero di visitare sempre più spesso la loro riservatissima casa, situata nel parco di Carskoe Selo. Secondo una teoria, Rasputin sarebbe riuscito ad interrompere le crisi ematiche di Alessio utilizzando un tipo di ipnosi che rallentava il battito cardiaco del bambino, riducendo in questo modo la pressione del sangue. Secondo un’altra ipotesi, sembra che i medici di corte tentassero di guarire l’emofilia dello zarevic con l’aspirina che, se da un lato leniva i dolori articolari, dall’altro acuiva le emorragie causate dall’emofilia.
Secondo questa versione, senza aspirina la salute di Alessio migliorava e il merito veniva attribuito a Rasputin. Occorre tuttavia menzionare un fatto scientificamente inspiegabile, avvenuto il 12 ottobre 1912: in quell'occasione, ricevuto da Pietrogrado un telegramma della famiglia reale che lo informava di una grave crisi di emofilia dello zarevic ormai in punto di morte (Medici disperano. Le vostre preghiere sono la nostra ultima speranza), Rasputin si immerse in preghiera per diverse ore nella sua casa in Siberia, cadendo in uno stato di trance. Terminate le preghiere, inviò un telegramma alla famiglia reale con cui assicurava la guarigione del piccolo, cosa che effettivamente avvenne nell'arco di poche ore, dopo giorni di inutili cure mediche.
Dopo questi episodi Rasputin divenne una specie di consigliere della famiglia reale, e si stabilì in maniera definitiva nella capitale, dove partecipava spesso a feste dove non di rado circuiva qualche aristocratica. Cominciò ad essere considerato come un pericoloso individuo che esercitava un influenza negativa sulle scelte dei regnanti, e questo spinse un gruppo di nobili a organizzare una congiura contro di lui. Venne ucciso a San Pietroburgo, 29 dicembre del 1916.
(Fonte Wikipedia e altre fonti)
martedì 17 luglio 2012
Scrittura creativa. Problemi di imitazione.
Spesso quando si vuole diventare scrittori, soprattutto all' inizio si ha la tendenza ad imitare, lo stile di altri scrittori.
E' normale, ma fra gli obbiettivi di un aspirante scrittore dovrebbe esservi anche, la lenta maturazione di un proprio stile letterario.
Purtroppo alle volte si rimane degli imitatori per troppo tempo. Può persino succedere che si cerchi di interiorizzare lo stile di un grande scrittore e se ne diventi schiavo.
Naturalmente se imitate lo stile di un grande scrittore, qualcuno prima o poi se ne accorgerà. Difficilmente un critico letterario potrebbe apprezzare un libro scritto con lo stile, solo per fare un esempio di uno scrittore morto da più di cento anni.
E' normale, ma fra gli obbiettivi di un aspirante scrittore dovrebbe esservi anche, la lenta maturazione di un proprio stile letterario.
Purtroppo alle volte si rimane degli imitatori per troppo tempo. Può persino succedere che si cerchi di interiorizzare lo stile di un grande scrittore e se ne diventi schiavo.
Naturalmente se imitate lo stile di un grande scrittore, qualcuno prima o poi se ne accorgerà. Difficilmente un critico letterario potrebbe apprezzare un libro scritto con lo stile, solo per fare un esempio di uno scrittore morto da più di cento anni.
venerdì 13 luglio 2012
Arca di Noè. E' esistita veramente?
Secondo il racconto biblico l’ arca di Noè era una grande imbarcazione costruita per ordine di Dio per salvare Noè, la sua famiglia e tutte le specie animali da un grande diluvio che avrebbe colpito il nostro pianeta. La storia narrata nella Bibbia presenta delle somiglianze con il mito sumero dell'epopea di Gilgamesh, che narra di un antico re di nome Utnapishtim che fu invitato dal suo dio personale a costruire un battello, nel quale avrebbe potuto salvarsi dal diluvio inviato dal consesso degli dei. Altre versioni di un mito analogo si incontrano in molte culture nel mondo.
L’ultimo racconto pre-biblico dell’ arca è stato scritto da Beroso, sacerdote del dio Marduk a Babilonia, nel 275 a.C. Le misure che il sacerdote dà dell’ arca sono le seguenti: lunghezza 5 stadi (900 m), larghezza 2 stadi (360 m). In altre versione le lunghezze naturalmente sono differenti. Sono circa 80.000 le opere che sono state scritte sul diluvio universale. Nell’ epopea di Gilgamesh, il luogo d’approdo dell’ Arca non è il monte Ararat, ma il monte Nisir. Tuttavia sono stati molti i personaggi che hanno affermato di aver scoperto i resti della nave sull’ Ararat. E’ importante notare che la stessa Genesi biblica non indica in realtà come luogo d’approdo l’ Ararat, ma le montagne dell’ Ararat, quindi una vasta zona che nei documenti assiri veniva chiamata Urartu. E’ probabile l’ arca di Noè terminò la sua corsa sulle alture del Kurdistan, verso Mahabad.
Qualunque sia la verità sull’ arca rimane pur sempre il fatto che doveva trattarsi di uno scafo enorme, alto 7 piani e dotato di circa 63 cabine, mosso da forze che sfuggono forse alle nostre attuali conoscenze scientifiche. Non bisogna dimenticare che riuscì a resistere per un intero anno, a una delle più incredibili catastrofi che hanno colpito in epoche remote la Terra. La parte seguente è tratta da wikipedia: La ricerca dell’ Arca Nel 1829, il medico Friedrich Parrott, dopo una scalata al monte Ararat, scriveva nel suo viaggio ad Ararat che -tutti gli Armeni sono fermamente convinti che l'arca di Noé resti tuttora sulla cima dell'Ararat e che, allo scopo di preservarla, nessun essere umano è autorizzato ad avvicinarsi alla città. Nel 1876, James Bryce, storico, uomo politico, diplomatico, esploratore e professore di diritto civile alla università di Oxford, scalò oltre l'altitudine fino alla quale si possono trovare gli alberi e trovò una trave di legno lavorata a mano, di una lunghezza di 1,30 m e di uno spessore di 12 cm. Lo identificò come un pezzo dell'arca. Nel 1883 il British Prophetic Messenger e altri giornali segnalarono che una spedizione turca che studiava le valanghe aveva potuto scorgere i resti dell'arca.
Nel corso della guerra fredda, il monte Ararat si trovò sulla frontiera molto sensibile tra la Turchia e l'Unione sovietica, così come pure nel bel mezzo della zona d'attività dei separatisti curdi, di modo che gli esploratori si esponevano a rischi particolarmente elevati. L'ex astronauta James Irwin condusse due spedizioni sull'Ararat negli anni 1980, fu anche rapito una volta, ma non scoprì alcuna prova tangibile dell'esistenza dell'arca. -ho fatto tutto ciò che mi era possibile-, ha dichiarato, -ma l'arca continua a sfuggirci.
All'inizio del XXI secolo esistono due principali percorsi di esplorazione: fotografie aeree o via satellite hanno messo da un lato in evidenza ciò che si decise di chiamare l 'anomalia dell'Ararat, che mostra non lontano dal vertice della montagna una macchia nera e sfocata sulla neve ed il ghiaccio. Ma occorre soprattutto citare qui il sito Durupinar (battezzato così in onore del suo scopritore, l'ufficiale turco di informazioni Ilhan Durupinar), vicino a Dogubeyazit e a 25 chilometri a sud dal monte Ararat. Durupinar - che consiste in una grande formazione rocciosa con l'aspetto di una barca che esce dalla terra - ha ricevuto un'ampia pubblicità grazie all'avventuriero David Fasold negli anni '90. La località, rispetto al monte Ararat, ha il grande vantaggio di essere facilmente accessibile. Senza essere una grande attrazione turistica, riceve un flusso continuo di visitatori.
Su Durupinar non c'è unanimità tra gli studiosi, alcuni sostengono che sia una formazione naturale altri invece negano con forza questa ipotesi. La grande barca -pietrificata- ha sempre i suoi avvocati difensori e i suoi detrattori.
Fonti:
(Valentino Compassi, Dizionario dell’ Universo Sconosciuto, Sugarco Edizioni)
Wikipedia, l'enciclopedia libera
L’ultimo racconto pre-biblico dell’ arca è stato scritto da Beroso, sacerdote del dio Marduk a Babilonia, nel 275 a.C. Le misure che il sacerdote dà dell’ arca sono le seguenti: lunghezza 5 stadi (900 m), larghezza 2 stadi (360 m). In altre versione le lunghezze naturalmente sono differenti. Sono circa 80.000 le opere che sono state scritte sul diluvio universale. Nell’ epopea di Gilgamesh, il luogo d’approdo dell’ Arca non è il monte Ararat, ma il monte Nisir. Tuttavia sono stati molti i personaggi che hanno affermato di aver scoperto i resti della nave sull’ Ararat. E’ importante notare che la stessa Genesi biblica non indica in realtà come luogo d’approdo l’ Ararat, ma le montagne dell’ Ararat, quindi una vasta zona che nei documenti assiri veniva chiamata Urartu. E’ probabile l’ arca di Noè terminò la sua corsa sulle alture del Kurdistan, verso Mahabad.
Qualunque sia la verità sull’ arca rimane pur sempre il fatto che doveva trattarsi di uno scafo enorme, alto 7 piani e dotato di circa 63 cabine, mosso da forze che sfuggono forse alle nostre attuali conoscenze scientifiche. Non bisogna dimenticare che riuscì a resistere per un intero anno, a una delle più incredibili catastrofi che hanno colpito in epoche remote la Terra. La parte seguente è tratta da wikipedia: La ricerca dell’ Arca Nel 1829, il medico Friedrich Parrott, dopo una scalata al monte Ararat, scriveva nel suo viaggio ad Ararat che -tutti gli Armeni sono fermamente convinti che l'arca di Noé resti tuttora sulla cima dell'Ararat e che, allo scopo di preservarla, nessun essere umano è autorizzato ad avvicinarsi alla città. Nel 1876, James Bryce, storico, uomo politico, diplomatico, esploratore e professore di diritto civile alla università di Oxford, scalò oltre l'altitudine fino alla quale si possono trovare gli alberi e trovò una trave di legno lavorata a mano, di una lunghezza di 1,30 m e di uno spessore di 12 cm. Lo identificò come un pezzo dell'arca. Nel 1883 il British Prophetic Messenger e altri giornali segnalarono che una spedizione turca che studiava le valanghe aveva potuto scorgere i resti dell'arca.
Nel corso della guerra fredda, il monte Ararat si trovò sulla frontiera molto sensibile tra la Turchia e l'Unione sovietica, così come pure nel bel mezzo della zona d'attività dei separatisti curdi, di modo che gli esploratori si esponevano a rischi particolarmente elevati. L'ex astronauta James Irwin condusse due spedizioni sull'Ararat negli anni 1980, fu anche rapito una volta, ma non scoprì alcuna prova tangibile dell'esistenza dell'arca. -ho fatto tutto ciò che mi era possibile-, ha dichiarato, -ma l'arca continua a sfuggirci.
All'inizio del XXI secolo esistono due principali percorsi di esplorazione: fotografie aeree o via satellite hanno messo da un lato in evidenza ciò che si decise di chiamare l 'anomalia dell'Ararat, che mostra non lontano dal vertice della montagna una macchia nera e sfocata sulla neve ed il ghiaccio. Ma occorre soprattutto citare qui il sito Durupinar (battezzato così in onore del suo scopritore, l'ufficiale turco di informazioni Ilhan Durupinar), vicino a Dogubeyazit e a 25 chilometri a sud dal monte Ararat. Durupinar - che consiste in una grande formazione rocciosa con l'aspetto di una barca che esce dalla terra - ha ricevuto un'ampia pubblicità grazie all'avventuriero David Fasold negli anni '90. La località, rispetto al monte Ararat, ha il grande vantaggio di essere facilmente accessibile. Senza essere una grande attrazione turistica, riceve un flusso continuo di visitatori.
Su Durupinar non c'è unanimità tra gli studiosi, alcuni sostengono che sia una formazione naturale altri invece negano con forza questa ipotesi. La grande barca -pietrificata- ha sempre i suoi avvocati difensori e i suoi detrattori.
Fonti:
(Valentino Compassi, Dizionario dell’ Universo Sconosciuto, Sugarco Edizioni)
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giovedì 12 luglio 2012
Il regno di Prete Gianni
Il Prete Gianni rappresenta un personaggio leggendario molto popolare in epoca medievale, tanto che, secondo i poemi del ciclo bretone, il Santo Graal sarebbe stato trasportato proprio nel suo regno. Ludovico Ariosto ne fa uno dei personaggi del suo Orlando furioso con il nome di Senapo, re d'Etiopia che Astolfo libera da una maledizione divina che lo costringeva a soffrire in eterno la fame. La prima notizia che lo riguarda e lo cita giunse in occidente in modo romanzesco nel 1165.
L'imperatore bizantino Manuele I Comneno ricevette una strana lettera, da lui poi girata a papa Alessandro III e a Federico Barbarossa. Il mittente delle missive si qualificava come: -Giovanni, Presbitero, grazie all'Onnipotenza di Dio, Re dei Re e Sovrano dei sovrani-. La lettera, in termini eccessivamente ampollosi anche per quei tempi, descriveva il regno di questo re e prete dell'estremo oriente. Si trattava di domini immensi: egli, definendosi -signore delle tre Indie-, diceva di vivere in un immenso palazzo fatto di gemme, tenute insieme da oro usato come cemento, ed aveva non meno di diecimila invitati ad ogni pasto. Sette re, sessantadue duchi e trecentosessantacinque conti gli facevano da camerieri.
Tra i suoi sudditi non annoverava solo uomini, ma anche folletti, nani, giganti, ciclopi, centauri, minotauri, esseri con la testa di cane, creature con la faccia sul petto e senza testa, esseri con un gigantesco piede solo, che si spostavano strisciando sulla schiena e che si facevano ombra col loro stesso piede. Insomma, tutto il campionario di esseri favolosi di cui hanno parlato le letterature e le leggende medievali. I due imperatori non diedero peso più di tanto a quel fantasioso testo. Il papa, per puro scrupolo, mandò una lettera di pochissime parole, in cui lo informava che, una volta giunte notizie più precise, avrebbe inviato il vescovo Filippo da Venezia, nella duplice veste d'ambasciatore e di missionario, per istruire il Prete Gianni nella dottrina cristiana. È da notare che il mitico personaggio si era definito seguace dell'antica eresia nestoriana, condannata al Concilio di Efeso, secondo la quale le due nature di Gesù erano rigidamente separate, ed unite solo in modo morale, ma non sostanziale.
La corrispondenza si concluse così. Viaggiatori medievali Circa venti anni dopo, il vescovo Otto Freising scrisse di aver incontrato in Siria un monaco che gli aveva parlato di un sovrano cristiano, re e sacerdote, che regnava su un grande impero posto oltre l'Armenia e la Persia, ma prima dell'India e della Cina. Passò un altro mezzo secolo. Fra' Giovanni dal Pian del Carpine, che, in veste di ambasciatore del Papa in Estremo Oriente, aveva assistito all'incoronazione del terzo Gran Khan Kuyuk, nella cronaca dei suoi viaggi (Historia Mongolorum) narra di come il successore di Gengis Khan, Ogüdai, era stato sconfitto dai sudditi di un re cristiano, il Prete Gianni, conosciuti come -Quegli Indiani chiamati Saraceni neri, o anche Etiopi-. Marco Polo, nel Milione, fornisce una versione molto più elaborata della storia.
Il Prete Gianni è descritto come un grande imperatore, signore di un immenso dominio esteso dalle giungle indiane ai ghiacci dell'estremo nord. I Tartari erano suoi sudditi, gli pagavano tasse ed erano l'avanguardia delle sue truppe. Questo fino al giorno in cui non elessero Gengis Khan loro khan. Quest'ultimo, come riconoscimento della propria indipendenza, chiese in moglie una figlia del Prete Gianni. Avutone un rifiuto, gli mosse guerra. Una serie di eventi sensazionali accompagnarono la campagna militare che si chiuse con la vittoria tartara. Per circa un secolo, nessuno più parlò di tale personaggio. Scoperte geografiche Tornò agli onori delle cronache all'improvviso. Sino a quel momento, tutti coloro che avevano parlato del regno del Prete Gianni avevano detto di star riferendo voci.
Un viaggiatore inglese, John Mandeville, raccontò invece che vi era stato; nel 1355 fu in cura presso il medico di Liegi Jean de Bourgogne e, al momento di andarsene, gli lasciò il manoscritto delle sue memorie. Il testo vide una diffusione enorme, ma nel 1371, in punto di morte, il medico belga confessò di essersi inventato tutto. I viaggi del gentiluomo inglese inoltre descrivono ed accreditano tutte le favole precedenti e ne aggiungono altre. Unico particolare, sembra che lascino pensare ad una localizzazione africana anziché asiatica. Tale tesi conquistò il re Giovanni II del Portogallo che nel 1489 inviò un'ambasceria in Egitto, proprio con lo scopo di giungere nel paese del Prete Gianni. I messi raggiunsero l'Etiopia, dove trovarono davvero dei re cristiani sottomessi ad un imperatore (Negus) che si proclamava discendente di re Davide.
Quest'ultimo mandò a sua volta ambasciatori a Lisbona. I geografi cominciarono ad indicare l'Etiopia come -Regno del Presbitero Giovanni- e storici come Giuseppe Scaligero ipotizzarono che, un tempo, i domini etiopi giungessero sino alla Cina. Ben presto, però, ci si rese conto che non era così. Il Prete Gianni è citato anche su carte geografiche tardo-medievali, come il mappamondo di Martin Behaim. Mito o figura storica? Forse però non si tratta solo di una figura mitologica. Nel 1926, il giornale cattolico americano The Catholic World pubblicò un articolo, firmato John Crowe, in cui si sosteneva che in Asia esiste un Re-sacerdote: il Dalai Lama. Ne consegue che il regno del Prete Gianni sarebbe stato il Tibet. Pur non potendolo escludere, c’è da ricordare che le ricerche più recenti hanno appurato che forse il più vicino alla realtà era proprio Marco Polo.
La Chiesa Cristiana Nestoriana (detta anche, impropriamente, assira) ha, ancora oggi, la sua testa gerarchica in territori che oggi, politicamente fanno parte di Iraq, Iran e Afghanistan e che, anticamente, erano Persia ed il grosso dei fedeli è concentrato oggi in India, ma nel corso del VI e VII Secolo espletò un'intensa attività missionaria in Asia Centro-Orientale, in particolare tra le popolazioni turco-mongole, (ma anche in Tibet, Siam e nella stessa Cina). Fra tali missionari, si ricorda la figura del monaco siriano Alopen, che, nell'anno 635, ottenne dall'imperatore cinese T'ai-tsung il permesso di costruire chiese e monasteri e di importare 530 libri religiosi e tradurne in cinese 35. Anche alcuni sovrani Uiguri (attuale Sinkiang Uighur, Cina occidentale) e Mancesi (Manciuria, Cina nord-orientale) si convertirono a questa fede. Una popolazione tartaro-uigura, l'etnia dei Kara Khitay (vocabolo turco che vuol dire cinesi neri, da cui forse i saraceni neri detti etiopi di Fra' Giovanni dal Pian del Carpine), formò un immenso impero esteso, al momento della massima espansione, dalla Cina settentrionale e dall'Altai al Lago d'Aral, che durò tra X, XI e XII secolo.
Si tratta della dinastia e del popolo che gli storici cinesi chiamano Liao. Il suo più grande condottiero fu il khan Yeliutashi. Sconfisse Arabi, Tartari, Turchi, Cinesi e Russi, e regnò dal 1126 al 1144. Yeliutashi era cristiano nestoriano, come lo erano molti suoi sudditi. Alla sua morte l’impero si divise. L’ultimo della sua dinastia fu Toghrul, di cui Gengis era nominalmente vassallo e che tale rimase fin che non lo sconfisse. Ancora ai tempi di Marco Polo un esponente di questa dinastia regnava sugli Uiguri, vassallo di Kublai Khan. Nel 1292 Fra' Giovanni da Monte Corvino sostenne di averne conosciuto il successore, di nome Giorgio, e di averlo convertito al Cattolicesimo.
(Fonte: Wikipedia)
L'imperatore bizantino Manuele I Comneno ricevette una strana lettera, da lui poi girata a papa Alessandro III e a Federico Barbarossa. Il mittente delle missive si qualificava come: -Giovanni, Presbitero, grazie all'Onnipotenza di Dio, Re dei Re e Sovrano dei sovrani-. La lettera, in termini eccessivamente ampollosi anche per quei tempi, descriveva il regno di questo re e prete dell'estremo oriente. Si trattava di domini immensi: egli, definendosi -signore delle tre Indie-, diceva di vivere in un immenso palazzo fatto di gemme, tenute insieme da oro usato come cemento, ed aveva non meno di diecimila invitati ad ogni pasto. Sette re, sessantadue duchi e trecentosessantacinque conti gli facevano da camerieri.
Tra i suoi sudditi non annoverava solo uomini, ma anche folletti, nani, giganti, ciclopi, centauri, minotauri, esseri con la testa di cane, creature con la faccia sul petto e senza testa, esseri con un gigantesco piede solo, che si spostavano strisciando sulla schiena e che si facevano ombra col loro stesso piede. Insomma, tutto il campionario di esseri favolosi di cui hanno parlato le letterature e le leggende medievali. I due imperatori non diedero peso più di tanto a quel fantasioso testo. Il papa, per puro scrupolo, mandò una lettera di pochissime parole, in cui lo informava che, una volta giunte notizie più precise, avrebbe inviato il vescovo Filippo da Venezia, nella duplice veste d'ambasciatore e di missionario, per istruire il Prete Gianni nella dottrina cristiana. È da notare che il mitico personaggio si era definito seguace dell'antica eresia nestoriana, condannata al Concilio di Efeso, secondo la quale le due nature di Gesù erano rigidamente separate, ed unite solo in modo morale, ma non sostanziale.
La corrispondenza si concluse così. Viaggiatori medievali Circa venti anni dopo, il vescovo Otto Freising scrisse di aver incontrato in Siria un monaco che gli aveva parlato di un sovrano cristiano, re e sacerdote, che regnava su un grande impero posto oltre l'Armenia e la Persia, ma prima dell'India e della Cina. Passò un altro mezzo secolo. Fra' Giovanni dal Pian del Carpine, che, in veste di ambasciatore del Papa in Estremo Oriente, aveva assistito all'incoronazione del terzo Gran Khan Kuyuk, nella cronaca dei suoi viaggi (Historia Mongolorum) narra di come il successore di Gengis Khan, Ogüdai, era stato sconfitto dai sudditi di un re cristiano, il Prete Gianni, conosciuti come -Quegli Indiani chiamati Saraceni neri, o anche Etiopi-. Marco Polo, nel Milione, fornisce una versione molto più elaborata della storia.
Il Prete Gianni è descritto come un grande imperatore, signore di un immenso dominio esteso dalle giungle indiane ai ghiacci dell'estremo nord. I Tartari erano suoi sudditi, gli pagavano tasse ed erano l'avanguardia delle sue truppe. Questo fino al giorno in cui non elessero Gengis Khan loro khan. Quest'ultimo, come riconoscimento della propria indipendenza, chiese in moglie una figlia del Prete Gianni. Avutone un rifiuto, gli mosse guerra. Una serie di eventi sensazionali accompagnarono la campagna militare che si chiuse con la vittoria tartara. Per circa un secolo, nessuno più parlò di tale personaggio. Scoperte geografiche Tornò agli onori delle cronache all'improvviso. Sino a quel momento, tutti coloro che avevano parlato del regno del Prete Gianni avevano detto di star riferendo voci.
Un viaggiatore inglese, John Mandeville, raccontò invece che vi era stato; nel 1355 fu in cura presso il medico di Liegi Jean de Bourgogne e, al momento di andarsene, gli lasciò il manoscritto delle sue memorie. Il testo vide una diffusione enorme, ma nel 1371, in punto di morte, il medico belga confessò di essersi inventato tutto. I viaggi del gentiluomo inglese inoltre descrivono ed accreditano tutte le favole precedenti e ne aggiungono altre. Unico particolare, sembra che lascino pensare ad una localizzazione africana anziché asiatica. Tale tesi conquistò il re Giovanni II del Portogallo che nel 1489 inviò un'ambasceria in Egitto, proprio con lo scopo di giungere nel paese del Prete Gianni. I messi raggiunsero l'Etiopia, dove trovarono davvero dei re cristiani sottomessi ad un imperatore (Negus) che si proclamava discendente di re Davide.
Quest'ultimo mandò a sua volta ambasciatori a Lisbona. I geografi cominciarono ad indicare l'Etiopia come -Regno del Presbitero Giovanni- e storici come Giuseppe Scaligero ipotizzarono che, un tempo, i domini etiopi giungessero sino alla Cina. Ben presto, però, ci si rese conto che non era così. Il Prete Gianni è citato anche su carte geografiche tardo-medievali, come il mappamondo di Martin Behaim. Mito o figura storica? Forse però non si tratta solo di una figura mitologica. Nel 1926, il giornale cattolico americano The Catholic World pubblicò un articolo, firmato John Crowe, in cui si sosteneva che in Asia esiste un Re-sacerdote: il Dalai Lama. Ne consegue che il regno del Prete Gianni sarebbe stato il Tibet. Pur non potendolo escludere, c’è da ricordare che le ricerche più recenti hanno appurato che forse il più vicino alla realtà era proprio Marco Polo.
La Chiesa Cristiana Nestoriana (detta anche, impropriamente, assira) ha, ancora oggi, la sua testa gerarchica in territori che oggi, politicamente fanno parte di Iraq, Iran e Afghanistan e che, anticamente, erano Persia ed il grosso dei fedeli è concentrato oggi in India, ma nel corso del VI e VII Secolo espletò un'intensa attività missionaria in Asia Centro-Orientale, in particolare tra le popolazioni turco-mongole, (ma anche in Tibet, Siam e nella stessa Cina). Fra tali missionari, si ricorda la figura del monaco siriano Alopen, che, nell'anno 635, ottenne dall'imperatore cinese T'ai-tsung il permesso di costruire chiese e monasteri e di importare 530 libri religiosi e tradurne in cinese 35. Anche alcuni sovrani Uiguri (attuale Sinkiang Uighur, Cina occidentale) e Mancesi (Manciuria, Cina nord-orientale) si convertirono a questa fede. Una popolazione tartaro-uigura, l'etnia dei Kara Khitay (vocabolo turco che vuol dire cinesi neri, da cui forse i saraceni neri detti etiopi di Fra' Giovanni dal Pian del Carpine), formò un immenso impero esteso, al momento della massima espansione, dalla Cina settentrionale e dall'Altai al Lago d'Aral, che durò tra X, XI e XII secolo.
Si tratta della dinastia e del popolo che gli storici cinesi chiamano Liao. Il suo più grande condottiero fu il khan Yeliutashi. Sconfisse Arabi, Tartari, Turchi, Cinesi e Russi, e regnò dal 1126 al 1144. Yeliutashi era cristiano nestoriano, come lo erano molti suoi sudditi. Alla sua morte l’impero si divise. L’ultimo della sua dinastia fu Toghrul, di cui Gengis era nominalmente vassallo e che tale rimase fin che non lo sconfisse. Ancora ai tempi di Marco Polo un esponente di questa dinastia regnava sugli Uiguri, vassallo di Kublai Khan. Nel 1292 Fra' Giovanni da Monte Corvino sostenne di averne conosciuto il successore, di nome Giorgio, e di averlo convertito al Cattolicesimo.
(Fonte: Wikipedia)
martedì 10 luglio 2012
La maledizione di Tut Ench Amun
Tut Ench Amun, giovane faraone egiziano morto a soli diciotto anni, regnò dal 1358 al 1349 a.C.
La tomba del faraone fu scoperta nel 1923 nella Valle dei Re. Da quel momento in poi diverse persone che avevano avuto a che fare con le sue spoglie persero la vita, in modo alquanto misterioso.
Nell’ anticamera della tomba di Tut Ench Amun, su una tavoletta di argilla appesa all’ ingresso era scritto:
-La morte colpirà con le sue ali chiunque disturberà il riposo del faraone.-
Il primo a perdere la vita fu Lord Carnarvon, il nobile inglese che aveva finanziato la spedizione, organizzata dall’ archeologo Howard Carter.
L’ anno seguente morì Archibald Douglas il radiologo che per primo aveva tagliato le bende del faraone.
Nel 1929 morirono la moglie di Lord Carnarvon e il segretario dell’ archeologo Carter, Richard Bethell.
Man mano, tutte le persone che parteciparono alla spedizione persero la vita in circostanze non troppo chiare. Le morti non avvennero tutte nello stesso anno, ma furono dilazionate nel corso dei decenni. E’ questa la ragione per cui non tutti credono nella maledizione del faraone.
Sono in molti infatti quelli che sostengono che la maledizione non fu altro che una trovata pubblicitaria dell’ epoca, dato che da un punto di vista statistico non c’ è niente di strano nei decessi dei membri della spedizione avvenuti nel corso degli anni.
(Fonti varie)
La tomba del faraone fu scoperta nel 1923 nella Valle dei Re. Da quel momento in poi diverse persone che avevano avuto a che fare con le sue spoglie persero la vita, in modo alquanto misterioso.
Nell’ anticamera della tomba di Tut Ench Amun, su una tavoletta di argilla appesa all’ ingresso era scritto:
-La morte colpirà con le sue ali chiunque disturberà il riposo del faraone.-
Il primo a perdere la vita fu Lord Carnarvon, il nobile inglese che aveva finanziato la spedizione, organizzata dall’ archeologo Howard Carter.
L’ anno seguente morì Archibald Douglas il radiologo che per primo aveva tagliato le bende del faraone.
Nel 1929 morirono la moglie di Lord Carnarvon e il segretario dell’ archeologo Carter, Richard Bethell.
Man mano, tutte le persone che parteciparono alla spedizione persero la vita in circostanze non troppo chiare. Le morti non avvennero tutte nello stesso anno, ma furono dilazionate nel corso dei decenni. E’ questa la ragione per cui non tutti credono nella maledizione del faraone.
Sono in molti infatti quelli che sostengono che la maledizione non fu altro che una trovata pubblicitaria dell’ epoca, dato che da un punto di vista statistico non c’ è niente di strano nei decessi dei membri della spedizione avvenuti nel corso degli anni.
(Fonti varie)
lunedì 9 luglio 2012
Scrivere giorno dopo giorno.
Quanto segue è tratto dal libro Scrivere Zen di Natalie Goldberg:
- Quando si accetta di essere destinati a scrivere, dopo aver provato di tutto, il matrimonio, la vita da hippie, i viaggi, la meditazione Zen, vivere nel Minnesota o a New York, insegnare, ci si trova di fronte a un cammino obbligato. E allora per quanto forti siano le resistenze che si incontrano oggi, domani sarà un altro giorno, con altre cose da scrivere. Non si può far conto sul fatto che tutto vada liscio un giorno dopo l' altro. Non sarà così. Un giorno tutto magari va meravigliosamente, e il giorno dopo pur di non rimettersi a scrivere ci si imbarcherebbe come mozzo su una nave diretta in Arabia Saudita. Non ci sono garanzie. Uno scrive per tre giorni di fila, s' illude di aver finalmente trovato un ritmo, e poi di colpo la puntina graffia il disco e uno lo attraversa stridendo con tutti i capelli ritti in testa. Bisogna cercare di vedere le cose in prospettiva. Ci si è impegnati a scrivere, o almeno a capire di che si tratta. E allora bisogna continuare, qualsiasi cosa succeda -
- Quando si accetta di essere destinati a scrivere, dopo aver provato di tutto, il matrimonio, la vita da hippie, i viaggi, la meditazione Zen, vivere nel Minnesota o a New York, insegnare, ci si trova di fronte a un cammino obbligato. E allora per quanto forti siano le resistenze che si incontrano oggi, domani sarà un altro giorno, con altre cose da scrivere. Non si può far conto sul fatto che tutto vada liscio un giorno dopo l' altro. Non sarà così. Un giorno tutto magari va meravigliosamente, e il giorno dopo pur di non rimettersi a scrivere ci si imbarcherebbe come mozzo su una nave diretta in Arabia Saudita. Non ci sono garanzie. Uno scrive per tre giorni di fila, s' illude di aver finalmente trovato un ritmo, e poi di colpo la puntina graffia il disco e uno lo attraversa stridendo con tutti i capelli ritti in testa. Bisogna cercare di vedere le cose in prospettiva. Ci si è impegnati a scrivere, o almeno a capire di che si tratta. E allora bisogna continuare, qualsiasi cosa succeda -
giovedì 5 luglio 2012
La fonte della giovinezza
E' bene ricordare innanzitutto che quella della fonte della giovinezza e soprattutto una leggenda.
Secondo la leggenda, la Fonte della Giovinezza si trovava nel regno di Prete Gianni. A tutti era consentito usufruire del potere miracoloso delle sue acque; lo stesso Prete Gianni vi si sarebbe immerso più volte raggiungendo la straordinaria età di cinquecentosessantadue anni.
La fonte della giovinezza è citata in numerose leggende cinesi, ragion per cui forse dovrebbe trovarsi proprio in quella regione. C’è chi pensa che si trovi in Cina, presso le montagne K'un Lun nella misteriosa isola di Ying Chou, oppure da qualche parte in Corea. Il primo esploratore che si occupò realmente della fonte fu Don Juan Ponce De Leon, che nel 1943 aveva raggiunto con Cristoforo Colombo (faceva parte del suo equipaggio) l’isola di Haiti. Lì aveva saputo dagli indiani che a Bimini esisteva una fontana miracolosa in grado di restituire la giovinezza.
Altre tribù di Indiani ritenevano che la fonte non si trovasse a Bimini, ma ad Haiti o a Cuba. Tra il 1512 e il 1513 Juan Ponce De Leon condusse una lunga esplorazione che lo portò da Portorico alla costa est della Florida e poi a Cuba e di nuovo a Portorico.
Tuttavia, non trovò la fonte della giovinezza. Ritentò nel 1521, ma venne ferito da una freccia e morì d’infezione poche settimane dopo. Anche se non raggiunse il suo obbiettivo, l’ esploratore scoprì il Canale di Bahama e diede un notevole contributo alla conoscenza delle tribù indigene. Sulla sua tomba a Portorico c'è scritto :
- Qui giacciono le ossa di un leone le cui gesta furono più grandi del suo nome-.
(Fonte: http//bvzm.com)
Secondo la leggenda, la Fonte della Giovinezza si trovava nel regno di Prete Gianni. A tutti era consentito usufruire del potere miracoloso delle sue acque; lo stesso Prete Gianni vi si sarebbe immerso più volte raggiungendo la straordinaria età di cinquecentosessantadue anni.
La fonte della giovinezza è citata in numerose leggende cinesi, ragion per cui forse dovrebbe trovarsi proprio in quella regione. C’è chi pensa che si trovi in Cina, presso le montagne K'un Lun nella misteriosa isola di Ying Chou, oppure da qualche parte in Corea. Il primo esploratore che si occupò realmente della fonte fu Don Juan Ponce De Leon, che nel 1943 aveva raggiunto con Cristoforo Colombo (faceva parte del suo equipaggio) l’isola di Haiti. Lì aveva saputo dagli indiani che a Bimini esisteva una fontana miracolosa in grado di restituire la giovinezza.
Altre tribù di Indiani ritenevano che la fonte non si trovasse a Bimini, ma ad Haiti o a Cuba. Tra il 1512 e il 1513 Juan Ponce De Leon condusse una lunga esplorazione che lo portò da Portorico alla costa est della Florida e poi a Cuba e di nuovo a Portorico.
Tuttavia, non trovò la fonte della giovinezza. Ritentò nel 1521, ma venne ferito da una freccia e morì d’infezione poche settimane dopo. Anche se non raggiunse il suo obbiettivo, l’ esploratore scoprì il Canale di Bahama e diede un notevole contributo alla conoscenza delle tribù indigene. Sulla sua tomba a Portorico c'è scritto :
- Qui giacciono le ossa di un leone le cui gesta furono più grandi del suo nome-.
(Fonte: http//bvzm.com)
mercoledì 4 luglio 2012
Il viaggio nel tempo. Dal mito alle ipotesi scientifiche
Quella del viaggio nel tempo è un’ idea che affascina da sempre l’ umanità, ed è presente in vari miti e tradizioni religiose. Oggi alcune teorie scientifiche prendono in considerazione la possibilità almeno teorica di viaggiare nel tempo, si tratta però di ipotesi che con l’ attuale tecnologia non possono trovare alcuna conferma sperimentale (siamo ancora molto lontani da poter spedire un uomo nel passato).
La macchina del tempo classica a cui il cinema e le storie di fantascienza ci hanno abituato è solitamente rappresentata come un veicolo o apparecchio di dimensioni normali: si entra, si configurano i parametri di viaggio e si aziona il dispositivo: dopo pochi secondi si può uscire e ci si ritrova nell'epoca voluta. Qualora ciò fosse possibile, non sarebbe tuttavia sufficiente. Il pianeta Terra infatti occupa, secondo per secondo, una posizione diversa lungo l'orbita intorno al sole: a sua volta, il sole orbita intorno al centro galattico e così via. In conclusione, un viaggio nel tempo così concepito dovrà necessariamente essere anche un viaggio nello spazio, altrimenti il crononauta si ritroverebbe sperduto nel vuoto spaziale al momento dell'arrivo.
Secondo gli scienziati una macchina del tempo tecnologica che viaggi nel futuro potrebbe funzionare accorciando lo spazio e dilatando il tempo, che ad esso è relativo, procedendo a velocità astronomiche, oppure potrebbe piegare la struttura dello spaziotempo creando l'increspatura da cavalcare come una tavola da surf sull'onda. Ad oggi comunque non si conosce un modo, né per accelerare a tali velocità, né per piegare lo spaziotempo, ma non appaiono problemi insormontabili. I fisici Paul Davies, Kurt Gödel, Frank Tipler e J. Richard Gott III hanno proposto delle metodologie ideali (ossia non realizzabili nella pratica) per costruire una macchina del tempo. Descriveremo brevemente le macchine del tempo di Gödel, di Tipler e di Gott.
La prima è basata sull'ipotesi di un universo chiuso in rotazione, dove muovendosi a velocità prossime a quella della luce si potrebbe raggiungere ogni istante di tempo dell'universo semplicemente viaggiando continuamente sempre in una stessa direzione. Quella di Tipler è una variante di questa che però si basa sull'esistenza di un corpo materiale e non utilizza dunque l'intero universo come nel precedente esempio: un ipotetico cilindro rotante di massa esorbitante (si parla di miliardi di masse solari), ma di densità inferiore a quella necessaria perché si trasformi in un buco nero, creerebbe un attrazione gravitazionale tale da far sì che un corpo che si muova intorno ad esso a velocità elevatissime anche se non necessariamente prossime a quella della luce si sposti nel passato o nel futuro, a seconda che si muova nel verso opposto o uguale a quello della rotazione del cilindro.
Questo modello pone però due importanti limitazioni: non si può andare in un passato precedente la creazione del cilindro, e non si può andare in futuro successivo la sua distruzione. Il modello matematico, inoltre, presuppone un cilindro infinitamente lungo, e non è ancora chiaro se questa condizione sia necessaria per il viaggio nel tempo.
(Fonte: Wikipedia)
La macchina del tempo classica a cui il cinema e le storie di fantascienza ci hanno abituato è solitamente rappresentata come un veicolo o apparecchio di dimensioni normali: si entra, si configurano i parametri di viaggio e si aziona il dispositivo: dopo pochi secondi si può uscire e ci si ritrova nell'epoca voluta. Qualora ciò fosse possibile, non sarebbe tuttavia sufficiente. Il pianeta Terra infatti occupa, secondo per secondo, una posizione diversa lungo l'orbita intorno al sole: a sua volta, il sole orbita intorno al centro galattico e così via. In conclusione, un viaggio nel tempo così concepito dovrà necessariamente essere anche un viaggio nello spazio, altrimenti il crononauta si ritroverebbe sperduto nel vuoto spaziale al momento dell'arrivo.
Secondo gli scienziati una macchina del tempo tecnologica che viaggi nel futuro potrebbe funzionare accorciando lo spazio e dilatando il tempo, che ad esso è relativo, procedendo a velocità astronomiche, oppure potrebbe piegare la struttura dello spaziotempo creando l'increspatura da cavalcare come una tavola da surf sull'onda. Ad oggi comunque non si conosce un modo, né per accelerare a tali velocità, né per piegare lo spaziotempo, ma non appaiono problemi insormontabili. I fisici Paul Davies, Kurt Gödel, Frank Tipler e J. Richard Gott III hanno proposto delle metodologie ideali (ossia non realizzabili nella pratica) per costruire una macchina del tempo. Descriveremo brevemente le macchine del tempo di Gödel, di Tipler e di Gott.
La prima è basata sull'ipotesi di un universo chiuso in rotazione, dove muovendosi a velocità prossime a quella della luce si potrebbe raggiungere ogni istante di tempo dell'universo semplicemente viaggiando continuamente sempre in una stessa direzione. Quella di Tipler è una variante di questa che però si basa sull'esistenza di un corpo materiale e non utilizza dunque l'intero universo come nel precedente esempio: un ipotetico cilindro rotante di massa esorbitante (si parla di miliardi di masse solari), ma di densità inferiore a quella necessaria perché si trasformi in un buco nero, creerebbe un attrazione gravitazionale tale da far sì che un corpo che si muova intorno ad esso a velocità elevatissime anche se non necessariamente prossime a quella della luce si sposti nel passato o nel futuro, a seconda che si muova nel verso opposto o uguale a quello della rotazione del cilindro.
Questo modello pone però due importanti limitazioni: non si può andare in un passato precedente la creazione del cilindro, e non si può andare in futuro successivo la sua distruzione. Il modello matematico, inoltre, presuppone un cilindro infinitamente lungo, e non è ancora chiaro se questa condizione sia necessaria per il viaggio nel tempo.
(Fonte: Wikipedia)
lunedì 2 luglio 2012
Pubblicare un libro, alcuni consigli.
Per pubblicare un libro oggi esistono diverse strade. La prima cosa da fare è difendersi dal rischio di plagio. Un sistema molto semplice è mettere il libro in un pacco raccomandato, ben sigillato ed inviarlo al proprio indirizzo.
Ciò che un aspirante scrittore cerca di solito è un editore che pubblichi gratuitamente il suo libro, e gli dia poi i diritti d' autore sulle copie vendute. Per trovare un editore cercate su Internet una o più liste di editori ritenuti onesti – confrontatele fra loro - e mandate poi il libro. Dovrete contattare orientativamente fra i venti ed i cinquanta editori.
Se ricevete solo rifiuti e volete pubblicare lo stesso potete sperimentare qualche servizio di print on demand – la stampa su ordinazione-.
Ciò che un aspirante scrittore cerca di solito è un editore che pubblichi gratuitamente il suo libro, e gli dia poi i diritti d' autore sulle copie vendute. Per trovare un editore cercate su Internet una o più liste di editori ritenuti onesti – confrontatele fra loro - e mandate poi il libro. Dovrete contattare orientativamente fra i venti ed i cinquanta editori.
Se ricevete solo rifiuti e volete pubblicare lo stesso potete sperimentare qualche servizio di print on demand – la stampa su ordinazione-.
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