E' una buona regola di scrittura, cercare di far il minor uso possibile di parentesi e virgolette. Non giovano alle vostre storie.
Secondo lo scrittore Anton Cechov le virgolette vengono utilizzate da due categorie di scrittori: i timidi e gli sprovvisti di ingegno.
Un tempo usavo molto le parentesi. Oggi uso più frequentemente la doppia lineetta.
lunedì 29 ottobre 2012
giovedì 25 ottobre 2012
Scrittura automatica. Che cosa è?
Ricordo che quando si parla di paranormale, si entra in un campo di fenomeni non riconosciuti dalla scienza ufficiale.
Per scrittura automatica si intende la capacità di scrivere parole e frasi senza un intervento cosciente del soggetto. Le persone che la praticano appoggiano una penna su un foglio, e aspettano che la mano si muova da sola. Ciò che scrivono e del tutto indipendente dalla loro volontà. Secondo la parapsicologia, questo fenomeno potrebbe permettere di entrare in contatto non solo con le anime dei propri cari già trapassati, ma anche con quelle di persone che non si conoscono o con gli spiriti di personaggi noti della storia.
Attualmente non esistono prove scientifiche che avvalorino l’ipotesi secondo la quale nei casi in cui si manifesta la scrittura automatica vengano trasmesse informazioni oltre a quelle contenute nella mente dell'individuo che sta scrivendo. A parte i casi di frode, la scrittura automatica avviene spesso in totale buona fede: gli psicologi la interpretano come il frutto dei cosiddetti automatismi, comportamenti guidati da associazioni inconsce.
Il termine "scrittura automatica" fu usato per la prima volta nel 1861 da Allan Kardec, considerato il padre dello spiritismo francese, che lo riteneva il mezzo più semplice e più completo per poter stabilire relazioni con gli spiriti. Nello spiritismo si usano anche le espressioni "scrittura medianica" o "scrittura spiritica". Un caso interessante (che riguarda più precisamente la scrittura diretta, una variante del fenomeno) è quello che ha visto protagonista nell’ ottocento, Stainton Moses, un medium che nel corso di una seduta spiritica, stava registrando dei messaggi su carta.
Ad un certo punto la penna gli sfuggì di mano e continuò a scrivere da sola. Quando la penna smise di scrivere Moses uscì dallo stato di trance e ricordò tutto nei minimi particolari. Il fenomeno fu visibile alla luce di una lampada. Anche Eusapia Palladino, riusciva a provocare eventi simili alla scrittura diretta: una frase veniva trovata certe volte incisa sopra un tavolo, oppure sul legno di un mobile.
Oltre che nello spiritismo, la scrittura automatica è praticata anche nella New Age: secondo i suoi sostenitori, attraverso questo tipo di scrittura si può diventare "canali" (in inglese "channeler") e comunicare con le divinità, gli spiriti della natura, i defunti, entità multipersonali, extraterrestri, e l'inconscio collettivo.
Bisogna ricordare inoltre che la scrittura automatica è stata usata come metodologia artistico-letteraria da una delle più attive avanguardie artistiche dei primi del Novecento, il surrealismo, che facendo riferimento paradossalmente proprio alla psicoanalisi, voleva ridurre ogni frapposizione censoria di tipo razionalistico tra l'artista e la creatività scaturente dall'inconscio.
(Fonte: Wikipedia)
Per scrittura automatica si intende la capacità di scrivere parole e frasi senza un intervento cosciente del soggetto. Le persone che la praticano appoggiano una penna su un foglio, e aspettano che la mano si muova da sola. Ciò che scrivono e del tutto indipendente dalla loro volontà. Secondo la parapsicologia, questo fenomeno potrebbe permettere di entrare in contatto non solo con le anime dei propri cari già trapassati, ma anche con quelle di persone che non si conoscono o con gli spiriti di personaggi noti della storia.
Attualmente non esistono prove scientifiche che avvalorino l’ipotesi secondo la quale nei casi in cui si manifesta la scrittura automatica vengano trasmesse informazioni oltre a quelle contenute nella mente dell'individuo che sta scrivendo. A parte i casi di frode, la scrittura automatica avviene spesso in totale buona fede: gli psicologi la interpretano come il frutto dei cosiddetti automatismi, comportamenti guidati da associazioni inconsce.
Il termine "scrittura automatica" fu usato per la prima volta nel 1861 da Allan Kardec, considerato il padre dello spiritismo francese, che lo riteneva il mezzo più semplice e più completo per poter stabilire relazioni con gli spiriti. Nello spiritismo si usano anche le espressioni "scrittura medianica" o "scrittura spiritica". Un caso interessante (che riguarda più precisamente la scrittura diretta, una variante del fenomeno) è quello che ha visto protagonista nell’ ottocento, Stainton Moses, un medium che nel corso di una seduta spiritica, stava registrando dei messaggi su carta.
Ad un certo punto la penna gli sfuggì di mano e continuò a scrivere da sola. Quando la penna smise di scrivere Moses uscì dallo stato di trance e ricordò tutto nei minimi particolari. Il fenomeno fu visibile alla luce di una lampada. Anche Eusapia Palladino, riusciva a provocare eventi simili alla scrittura diretta: una frase veniva trovata certe volte incisa sopra un tavolo, oppure sul legno di un mobile.
Oltre che nello spiritismo, la scrittura automatica è praticata anche nella New Age: secondo i suoi sostenitori, attraverso questo tipo di scrittura si può diventare "canali" (in inglese "channeler") e comunicare con le divinità, gli spiriti della natura, i defunti, entità multipersonali, extraterrestri, e l'inconscio collettivo.
Bisogna ricordare inoltre che la scrittura automatica è stata usata come metodologia artistico-letteraria da una delle più attive avanguardie artistiche dei primi del Novecento, il surrealismo, che facendo riferimento paradossalmente proprio alla psicoanalisi, voleva ridurre ogni frapposizione censoria di tipo razionalistico tra l'artista e la creatività scaturente dall'inconscio.
(Fonte: Wikipedia)
mercoledì 24 ottobre 2012
Ancora sulle interurbane psichiche
Anche in questo post è bene ricordare che la scienza ufficiale non riconosce la realtà dei fenomeni paranormali.
Ecco un altro interessante resoconto di un caso concernente un’ interurbana psichica incluso in una ricerca condotta dagli studiosi Scott Rogo ed R. Bayles che vide protagonista un’ attrice americana citata con lo pseudonimo di Patricia Adams. Questo è il racconto della donna:
- Quando avevo circa otto anni, vivevo nel Texas. Mia madre aveva un’ amica carissima la cui figlia era in collegio. Questa figlia tornava a casa ogni anno verso il principio dell’ anno. Il terzo anno, durante il viaggio di ritorno, rimase uccisa in un incidente di automobile. Dopo un paio di anni, il giorno del Ringraziamento, che era una delle festività in cui questa fanciulla era solita tornare a casa, ci trovavamo in casa dell’ amica di mia madre. Squillò il telefono. Io ero nell’ età in cui si va gironzolando intorno quando gli adulti sono riuniti nel soggiorno e andai a rispondere.
Udii la voce della centralinista che diceva : - Ho qui una telefonata a carico del ricevente - E fece il nome dell’ amica di mia madre e quello della figlia. Questo mi stupì un tantino per quanto fossi una bambina, e dissi: - un momento prego – Andai a chiamare l’ amica di mia madre, che venne al telefono.
Io rimasi ad ascoltare perché avevo udito il nome e pensavo che qualcuno stesse facendo uno scherzo a me od a lei, o cose del genere. Ella ascoltò, impallidì e cadde svenuta. Più tardi seppi quello che era successo. La cosa fu messa a tacere, ma venni a sapere che lei aveva udito la voce di sua figlia, morta da due o tre anni, che le parlava dicendo le stesse parole che era solita dire quando tornava a casa: - Mamma sono io.
Mi occorrono venti dollari per tornare a casa – La madre le mandava sempre venti dollari per le spese di viaggio. Disse di aver riconosciuto la voce. Si rivolsero alla compagnia dei telefoni, ma nessuna telefonata era stata registrata. -
(Fonte: Massimo Inardi - Giovanni Iannuzzo, Parapsicologia Realtà Contestata, Sugarco Edizioni).
Ecco un altro interessante resoconto di un caso concernente un’ interurbana psichica incluso in una ricerca condotta dagli studiosi Scott Rogo ed R. Bayles che vide protagonista un’ attrice americana citata con lo pseudonimo di Patricia Adams. Questo è il racconto della donna:
- Quando avevo circa otto anni, vivevo nel Texas. Mia madre aveva un’ amica carissima la cui figlia era in collegio. Questa figlia tornava a casa ogni anno verso il principio dell’ anno. Il terzo anno, durante il viaggio di ritorno, rimase uccisa in un incidente di automobile. Dopo un paio di anni, il giorno del Ringraziamento, che era una delle festività in cui questa fanciulla era solita tornare a casa, ci trovavamo in casa dell’ amica di mia madre. Squillò il telefono. Io ero nell’ età in cui si va gironzolando intorno quando gli adulti sono riuniti nel soggiorno e andai a rispondere.
Udii la voce della centralinista che diceva : - Ho qui una telefonata a carico del ricevente - E fece il nome dell’ amica di mia madre e quello della figlia. Questo mi stupì un tantino per quanto fossi una bambina, e dissi: - un momento prego – Andai a chiamare l’ amica di mia madre, che venne al telefono.
Io rimasi ad ascoltare perché avevo udito il nome e pensavo che qualcuno stesse facendo uno scherzo a me od a lei, o cose del genere. Ella ascoltò, impallidì e cadde svenuta. Più tardi seppi quello che era successo. La cosa fu messa a tacere, ma venni a sapere che lei aveva udito la voce di sua figlia, morta da due o tre anni, che le parlava dicendo le stesse parole che era solita dire quando tornava a casa: - Mamma sono io.
Mi occorrono venti dollari per tornare a casa – La madre le mandava sempre venti dollari per le spese di viaggio. Disse di aver riconosciuto la voce. Si rivolsero alla compagnia dei telefoni, ma nessuna telefonata era stata registrata. -
(Fonte: Massimo Inardi - Giovanni Iannuzzo, Parapsicologia Realtà Contestata, Sugarco Edizioni).
lunedì 22 ottobre 2012
Scrittura creativa. Allenarsi scrivendo microstorie.
La pratica, si sa, consente ad un aspirante autore di migliorarsi nelle tecniche di scrittura. Pratica però non necessariamente deve volere dire scrivere romanzi, racconti, o semplicemente esercitarsi scrivendo semplici descrizioni di paesaggi, ambienti e personaggi.
Si possono anche scrivere delle microstorie. Può essere stimolante ed anche istruttivo scrivere delle storie brevissime anche di solo una o due cartelle. Se avete un blog, un sito od uno spazio su Myspace potreste metterle lì.
Quella di Myspace può essere una buona idea, uno spazio su questo social network se organizzato bene è molto adatto agli artisti che vogliono far conoscere il proprio lavoro agli altri.
Si possono anche scrivere delle microstorie. Può essere stimolante ed anche istruttivo scrivere delle storie brevissime anche di solo una o due cartelle. Se avete un blog, un sito od uno spazio su Myspace potreste metterle lì.
Quella di Myspace può essere una buona idea, uno spazio su questo social network se organizzato bene è molto adatto agli artisti che vogliono far conoscere il proprio lavoro agli altri.
giovedì 18 ottobre 2012
Le interurbane psichiche
Prima di proseguire con questo post vi ricordo che la scienza ufficiale non riconosce la realtà dei fenomeni paranormali.
Quello che segue è il resoconto di quanto accaduto a Don D. Owens di Toledo, nell’ Ohio. Il signor Owens era un lettore di “Fate”, una famosa rivista popolare americana che trattava argomenti legati al mondo dell’ ignoto. Il 26 Ottobre del 1968, alle dieci e trenta di sera, mentre il signor Owens non era in casa, il telefono della sua abitazione cominciò a squillare. Rispose la moglie che riconobbe immediatamente la voce di Lee Epps un carissimo amico del marito.
L’ uomo le lasciò il seguente messaggio: “Sis, di’ a Don che sto realmente male. Non mi sono mai sentito così. Digli di mettersi in comunicazione con me appena arriva. E’ importante Sis.” La donna rimase turbata, e così pure il signor Owens non appena tornò a casa e venne informato della telefonata dell’ amico. L’ uomo provò a chiamare ripetutamente a casa del signor Lee ma non ottenne alcuna risposta. In seguito venne a sapere che quella stessa sera l’ amico si trovava in coma al Mercy Hospital, a pochi isolati di distanza dalla loro abitazione.
Il decesso era avvenuto alle dieci e trenta di sera, l’ ora esatta della telefonata. La moglie di Owens non aveva alcun dubbio. La persona con cui aveva parlato al telefono era proprio Lee.
(Fonte: Massimo Inardi - Giovanni Iannuzzo, Parapsicologia Realtà Contestata, Sugarco Edizioni).
Quello che segue è il resoconto di quanto accaduto a Don D. Owens di Toledo, nell’ Ohio. Il signor Owens era un lettore di “Fate”, una famosa rivista popolare americana che trattava argomenti legati al mondo dell’ ignoto. Il 26 Ottobre del 1968, alle dieci e trenta di sera, mentre il signor Owens non era in casa, il telefono della sua abitazione cominciò a squillare. Rispose la moglie che riconobbe immediatamente la voce di Lee Epps un carissimo amico del marito.
L’ uomo le lasciò il seguente messaggio: “Sis, di’ a Don che sto realmente male. Non mi sono mai sentito così. Digli di mettersi in comunicazione con me appena arriva. E’ importante Sis.” La donna rimase turbata, e così pure il signor Owens non appena tornò a casa e venne informato della telefonata dell’ amico. L’ uomo provò a chiamare ripetutamente a casa del signor Lee ma non ottenne alcuna risposta. In seguito venne a sapere che quella stessa sera l’ amico si trovava in coma al Mercy Hospital, a pochi isolati di distanza dalla loro abitazione.
Il decesso era avvenuto alle dieci e trenta di sera, l’ ora esatta della telefonata. La moglie di Owens non aveva alcun dubbio. La persona con cui aveva parlato al telefono era proprio Lee.
(Fonte: Massimo Inardi - Giovanni Iannuzzo, Parapsicologia Realtà Contestata, Sugarco Edizioni).
martedì 16 ottobre 2012
Chi era Ted Serios?
Le foto di Ted Serios, americano alcolizzato, ma soprattutto psicofotografo hanno attirato l’ attenzione di molti critici, parapsicologi e fotografi professionisti. La sua attività divenne nota in seguito alla pubblicazione su delle riviste popolari americane da parte di alcuni appassionati di parapsicologia di alcuni articoli che parlavano di lui. Gli autori degli articoli sostenevano che un signore americano quarantenne, possedeva la capacità di impressionare le pellicole fotografiche con la sola forza del pensiero.
Il primo studioso a interessarsi seriamente alle capacità di Serios fu Jule Eisenbud, psichiatra e parapsicologo, molto conosciuto negli USA. Einsebud, che inizialmente era un po’ scettico, divenne il principale studioso di Serios, e pubblicò pure un libro nel quale descrisse le sue esperienze in merito e le sue opinioni. Serios, utilizzava una polaroid, attraverso cui stampava delle immagini dopo essersi concentrato ed averle visualizzate nella sua mente.
In un esperimento condotto da Einsebud, Serios riuscì a riprodurre in fotografia un’ immagine che ritraeva la ricostruzione di un uomo di Neanderthal, che aveva visto una volta al museo di Chicago. L’ immagine era di grande nitidezza e incredibilmente somigliante. Gli esperimenti di Serios non sempre avevano esito positivo, qualche volta invece di riprodurre le immagini che visualizzava nella sua mente, le fotografie evidenziavano dei “Neri” cioè non si produceva l’immagine ma era come se la carta-pellicola fosse stata comunque esposta alla luce.
Einsebuld identificò in Serios dei tratti psicopatologici che forse avevano un legame con le sue capacità. Innanzi tutto era alcolizzato, prima di ogni seduta psicofotografica con Einsebuld beveva una notevole quantità di birra e whisky per porsi nelle condizioni che riteneva più adatte. Aveva inoltre l’abitudine di utilizzare un piccolo cilindro di cartone che poneva fra la sua fronte e l’ obbiettivo della Polaroid. Sosteneva che gli serviva per focalizzare le sue energie. Fu propria questa sua abitudine a procurargli un bel po’ di guai.
Charles Reynolds un redattore di una nota rivista dichiarò di aver visto Serios frodare nel corso di un esperimento a cui aveva partecipato in qualità di osservatore. Reynolds disse che Serios aveva fatto scivolare qualcosa dentro il cilindro di cartone, probabilmente un minivisore per diapositive, per mezzo del quale produrre fotografie paranormali. Quelle affermazioni vennero ampiamente smentite dai sostenitori di Serios che affermarono che in quell’ occasione non era avvenuto niente del genere.
In seguito Einsebuld propose una sfida alla rivista di fotografia da cui erano partite le accuse, proponendogli di trovare qualcuno che di fronte a una giuria competente di investigatori scientifici, fotografi e prestigiatori, fosse capace di produrre la stessa gamma di fenomeni prodotti da Ted Serios. La sfida non venne mai accettata.
(Fonte: Massimo Inardi - Giovanni Iannuzzo, Parapsicologia Realtà Contestata, Sugarco Edizioni).
Il primo studioso a interessarsi seriamente alle capacità di Serios fu Jule Eisenbud, psichiatra e parapsicologo, molto conosciuto negli USA. Einsebud, che inizialmente era un po’ scettico, divenne il principale studioso di Serios, e pubblicò pure un libro nel quale descrisse le sue esperienze in merito e le sue opinioni. Serios, utilizzava una polaroid, attraverso cui stampava delle immagini dopo essersi concentrato ed averle visualizzate nella sua mente.
In un esperimento condotto da Einsebud, Serios riuscì a riprodurre in fotografia un’ immagine che ritraeva la ricostruzione di un uomo di Neanderthal, che aveva visto una volta al museo di Chicago. L’ immagine era di grande nitidezza e incredibilmente somigliante. Gli esperimenti di Serios non sempre avevano esito positivo, qualche volta invece di riprodurre le immagini che visualizzava nella sua mente, le fotografie evidenziavano dei “Neri” cioè non si produceva l’immagine ma era come se la carta-pellicola fosse stata comunque esposta alla luce.
Einsebuld identificò in Serios dei tratti psicopatologici che forse avevano un legame con le sue capacità. Innanzi tutto era alcolizzato, prima di ogni seduta psicofotografica con Einsebuld beveva una notevole quantità di birra e whisky per porsi nelle condizioni che riteneva più adatte. Aveva inoltre l’abitudine di utilizzare un piccolo cilindro di cartone che poneva fra la sua fronte e l’ obbiettivo della Polaroid. Sosteneva che gli serviva per focalizzare le sue energie. Fu propria questa sua abitudine a procurargli un bel po’ di guai.
Charles Reynolds un redattore di una nota rivista dichiarò di aver visto Serios frodare nel corso di un esperimento a cui aveva partecipato in qualità di osservatore. Reynolds disse che Serios aveva fatto scivolare qualcosa dentro il cilindro di cartone, probabilmente un minivisore per diapositive, per mezzo del quale produrre fotografie paranormali. Quelle affermazioni vennero ampiamente smentite dai sostenitori di Serios che affermarono che in quell’ occasione non era avvenuto niente del genere.
In seguito Einsebuld propose una sfida alla rivista di fotografia da cui erano partite le accuse, proponendogli di trovare qualcuno che di fronte a una giuria competente di investigatori scientifici, fotografi e prestigiatori, fosse capace di produrre la stessa gamma di fenomeni prodotti da Ted Serios. La sfida non venne mai accettata.
(Fonte: Massimo Inardi - Giovanni Iannuzzo, Parapsicologia Realtà Contestata, Sugarco Edizioni).
lunedì 15 ottobre 2012
Alcune considerazioni riguardo al pubblico di uno scrittore.
Ci sono scrittori dilettanti o scrittori professionisti che si preoccupano del giudizio dei critici letterari, altri che invece tengono in maggior considerazione il giudizio del pubblico.
Certi scrittori ritengono che non tenere in considerazione ciò che il pubblico vorrebbe dai loro libri è un grave errore.
Così se avete cominciato a dedicarvi alla scrittura creativa da un po' di tempo vi capiterà di sicuro di porvi domande del tipo: “Sto scrivendo cose serie o solo sciocchezze?”
Porsi questo tipo di domande non è affatto stupido, anzi è molto importante, perché può permettervi di migliorare.
Certi scrittori ritengono che non tenere in considerazione ciò che il pubblico vorrebbe dai loro libri è un grave errore.
Così se avete cominciato a dedicarvi alla scrittura creativa da un po' di tempo vi capiterà di sicuro di porvi domande del tipo: “Sto scrivendo cose serie o solo sciocchezze?”
Porsi questo tipo di domande non è affatto stupido, anzi è molto importante, perché può permettervi di migliorare.
giovedì 11 ottobre 2012
Quando i giganti abitavano la terra
Quello della possibile esistenza di una razza di giganti sulla terra è un argomento molto controverso. Oggi sono più propenso a pensare che si tratti più di un mito che della realtà.
Non è da escludersi che una razza di giganti abbia popolato il nostro pianeta in tempi molto remoti. Di essi si parla nella bibbia e in altri testi del passato.
Nella Genesi 6, 1-4 è scritto: “Gli uomini frattanto si erano moltiplicati sulla faccia della Terra ed erano nate loro delle figlie. I figli di Dio, vedendo che le figlie degli uomini erano adatte, si presero in moglie tutte quelle che loro piacevano… In quel tempo vi erano i giganti sulla Terra e anche dopo, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini, le quali generavano loro dei figli. Sono essi quegli eroi famosi fin dai tempi antichi…”
Ancora, numeri 13,32: “Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese che divora i suoi abitanti; e tutti gli uomini che vi abbiamo veduto son di grande statura; anzi vi abbiamo visto anche i giganti, i figli di Anac; di fronte a loro ci pareva d’ esser delle locuste; e tali noi sembravamo loro”.
Nel 1577 a Willisau, una località nel cantone di Lucerna fu scoperto uno scheletro dalle ossa enormi. Una commissione di esperti presieduta da Plater, un anatomista di Basilea, stabilì che si trattava sicuramente di resti umani. Lo scheletro incompleto fu ricostruito sulla creta: l’ uomo avrebbe dovuto misurare all’ incirca 5,80 metri.
Anche gli spagnoli che sbarcarono in America guidati da Hernan Cortes, scoprirono ascoltando i racconti degli indigeni più anziani che in un passato lontano in quei luoghi esistevano uomini e donne altissimi. Gli abitanti del posto conservavano ancora i resti di ossa gigantesche, fra le quali un femore delle dimensioni di un uomo di media statura che Cortes spedì al suo re.
I discendenti di quei popoli di giganti popolarono forse fino a qualche secolo fa, la Patagonia, tanto che Magellano li incontrò più volte. E a quanto pare si trattava di uomini così alti che le teste dei membri dell’ equipaggio arrivavano a malapena alla loro cintola. Inoltre, nel 1973, Villas Boas un etnologo brasiliano, riuscì a entrare in contatto, con una tribù di indios Akarore, i cui componenti superavano i 2 metri d’altezza.
(Fonti varie)
Non è da escludersi che una razza di giganti abbia popolato il nostro pianeta in tempi molto remoti. Di essi si parla nella bibbia e in altri testi del passato.
Nella Genesi 6, 1-4 è scritto: “Gli uomini frattanto si erano moltiplicati sulla faccia della Terra ed erano nate loro delle figlie. I figli di Dio, vedendo che le figlie degli uomini erano adatte, si presero in moglie tutte quelle che loro piacevano… In quel tempo vi erano i giganti sulla Terra e anche dopo, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini, le quali generavano loro dei figli. Sono essi quegli eroi famosi fin dai tempi antichi…”
Ancora, numeri 13,32: “Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese che divora i suoi abitanti; e tutti gli uomini che vi abbiamo veduto son di grande statura; anzi vi abbiamo visto anche i giganti, i figli di Anac; di fronte a loro ci pareva d’ esser delle locuste; e tali noi sembravamo loro”.
Nel 1577 a Willisau, una località nel cantone di Lucerna fu scoperto uno scheletro dalle ossa enormi. Una commissione di esperti presieduta da Plater, un anatomista di Basilea, stabilì che si trattava sicuramente di resti umani. Lo scheletro incompleto fu ricostruito sulla creta: l’ uomo avrebbe dovuto misurare all’ incirca 5,80 metri.
Anche gli spagnoli che sbarcarono in America guidati da Hernan Cortes, scoprirono ascoltando i racconti degli indigeni più anziani che in un passato lontano in quei luoghi esistevano uomini e donne altissimi. Gli abitanti del posto conservavano ancora i resti di ossa gigantesche, fra le quali un femore delle dimensioni di un uomo di media statura che Cortes spedì al suo re.
I discendenti di quei popoli di giganti popolarono forse fino a qualche secolo fa, la Patagonia, tanto che Magellano li incontrò più volte. E a quanto pare si trattava di uomini così alti che le teste dei membri dell’ equipaggio arrivavano a malapena alla loro cintola. Inoltre, nel 1973, Villas Boas un etnologo brasiliano, riuscì a entrare in contatto, con una tribù di indios Akarore, i cui componenti superavano i 2 metri d’altezza.
(Fonti varie)
martedì 9 ottobre 2012
La leggendaria lancia di Longino
Quello della lancia di Longino è uno di quei rari argomenti in cui realtà e leggenda si sovrappongono.
“[...]Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato - era infatti un giorno solenne quel sabato - chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocefisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua. [...]” (GV 19, 31-34) Nella tradizione cristiana, la Lancia del Destino (nota anche come Lancia Sacra o Lancia di Longino) è la lancia con cui, secondo il Vangelo di Giovanni (19:31-37), Cristo fu ferito al costato dopo essere stato crocefisso.
Nel più antico riferimento a questo episodio, che si trova nel Vangelo di Nicodemo, a colpire Gesù fu un centurione di nome Longino; a questo si deve il nome latino dell'arma, Lancea Longini. La Lancia del Destino svolge un ruolo importante nella mitologia del Graal e, di conseguenza, nel ciclo arturiano, in cui viene identificata, tra l'altro, con l'arma che ha ferito anche il Re Pescatore. Molti l’ hanno identificata con la lancia sacra custodita attualmente nella Schatzkammer dell’Hofburg di Vienna, con il numero di inventario XIII 19. La lancia sacra appartiene alla tradizione delle spade e lance magiche ed invincibili dell’immaginario e della mitologia germanica.
Durante il Nazionalsocialismo, Adolf Hitler fece riportare la reliquia da Vienna nuovamente a Norimberga, il centro principale del Partito Nazista. Qui venne provvisoriamente collocata nella chiesa di Santa Caterina, (dove venne allestito un vero e proprio santuario mistico-esoterico) e presentata come simbolo della sacralità della missione germanica, ricollegandovi nuovamente un mito di invincibilità. L'invincibilità non venne tuttavia garantita. Dopo la disfatta di Stalingrado, venne portata in un bunker blindato sotto la antica fortezza di Norimberga, ma dopo i terribili bombardamenti della città del 13 ottobre 1944 se ne persero le tracce.
Qualche giorno dopo l'occupazione della città da parte degli alleati, avvenuta il 20 aprile 1945, in un'operazione di recupero guidata dal generale Patton, infine, la Lancia sacra fu rinvenuta, e nel 1946, infine, fu riportata a Vienna. In Germania e nei paesi anglosassoni la fama della lancia sacra è ancora viva, anche se soprattutto per l’interesse mostratovi da Hitler. In ambiente tedesco e austriaco, è addirittura diffusa la voce popolare in base alla quale la lancia sacra conservata a Vienna non sarebbe altro che una copia realizzata negli Stati Uniti, dove invece, nascosta da segreto militare, sarebbe conservata la vera lancia originale.
Questo perché essa a tutt’oggi garantirebbe l’invincibilità. C’è anche chi ha avanzato l’ipotesi che Heinrich Himmler, il fondatore delle SS, ingannò Hitler, consegnandogli una copia falsa della lancia, mentre l’ originale fu portato da un sottomarino in un nascondiglio segretissimo tra i ghiacciai dell’ Antartide. I capi del Terzo Reich, attribuivano alla lancia un grande potere, probabilmente ricollegandosi ai miti medievali della spada nella roccia e di Excalibur.
(Fonte Wikipedia, lancia di Longino e lancia sacra)
“[...]Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato - era infatti un giorno solenne quel sabato - chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocefisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua. [...]” (GV 19, 31-34) Nella tradizione cristiana, la Lancia del Destino (nota anche come Lancia Sacra o Lancia di Longino) è la lancia con cui, secondo il Vangelo di Giovanni (19:31-37), Cristo fu ferito al costato dopo essere stato crocefisso.
Nel più antico riferimento a questo episodio, che si trova nel Vangelo di Nicodemo, a colpire Gesù fu un centurione di nome Longino; a questo si deve il nome latino dell'arma, Lancea Longini. La Lancia del Destino svolge un ruolo importante nella mitologia del Graal e, di conseguenza, nel ciclo arturiano, in cui viene identificata, tra l'altro, con l'arma che ha ferito anche il Re Pescatore. Molti l’ hanno identificata con la lancia sacra custodita attualmente nella Schatzkammer dell’Hofburg di Vienna, con il numero di inventario XIII 19. La lancia sacra appartiene alla tradizione delle spade e lance magiche ed invincibili dell’immaginario e della mitologia germanica.
Durante il Nazionalsocialismo, Adolf Hitler fece riportare la reliquia da Vienna nuovamente a Norimberga, il centro principale del Partito Nazista. Qui venne provvisoriamente collocata nella chiesa di Santa Caterina, (dove venne allestito un vero e proprio santuario mistico-esoterico) e presentata come simbolo della sacralità della missione germanica, ricollegandovi nuovamente un mito di invincibilità. L'invincibilità non venne tuttavia garantita. Dopo la disfatta di Stalingrado, venne portata in un bunker blindato sotto la antica fortezza di Norimberga, ma dopo i terribili bombardamenti della città del 13 ottobre 1944 se ne persero le tracce.
Qualche giorno dopo l'occupazione della città da parte degli alleati, avvenuta il 20 aprile 1945, in un'operazione di recupero guidata dal generale Patton, infine, la Lancia sacra fu rinvenuta, e nel 1946, infine, fu riportata a Vienna. In Germania e nei paesi anglosassoni la fama della lancia sacra è ancora viva, anche se soprattutto per l’interesse mostratovi da Hitler. In ambiente tedesco e austriaco, è addirittura diffusa la voce popolare in base alla quale la lancia sacra conservata a Vienna non sarebbe altro che una copia realizzata negli Stati Uniti, dove invece, nascosta da segreto militare, sarebbe conservata la vera lancia originale.
Questo perché essa a tutt’oggi garantirebbe l’invincibilità. C’è anche chi ha avanzato l’ipotesi che Heinrich Himmler, il fondatore delle SS, ingannò Hitler, consegnandogli una copia falsa della lancia, mentre l’ originale fu portato da un sottomarino in un nascondiglio segretissimo tra i ghiacciai dell’ Antartide. I capi del Terzo Reich, attribuivano alla lancia un grande potere, probabilmente ricollegandosi ai miti medievali della spada nella roccia e di Excalibur.
(Fonte Wikipedia, lancia di Longino e lancia sacra)
lunedì 8 ottobre 2012
Alcune considerazioni sullo sviluppo di uno stile personale.
Chi vuole diventare scrittore, soprattutto all' inizio tenderà ad imitare lo stile di uno o più autori di successo.
E' normale, e non è certo una cosa di cui bisogna vergognarsi. Come in tutte le attività, anche nella scrittura si impara studiando e osservando il lavoro degli altri.
Bisogna fare però attenzione. Il giorno che potrete finalmente dire di aver sviluppato uno stile vostro, deve essere uno stile moderno. Fra le tante opere che leggete, dovete studiare anche quelle degli autori contemporanei, anche di quelli dell' ultima generazione.
Immaginate in che guaio vi trovereste, se il vostro stile fosse simile a quello di un autore dell' ottocento. Provate a immaginare il caso di uno scrittore che appassionato di autori classici, non legga nessun autore moderno e si eserciti nella scrittura ispirandosi solo agli autori del passato.
E' difficile che un simile autore riesca a pubblicare con delle case editrici. Proprio a causa del suo stile superato.
E' normale, e non è certo una cosa di cui bisogna vergognarsi. Come in tutte le attività, anche nella scrittura si impara studiando e osservando il lavoro degli altri.
Bisogna fare però attenzione. Il giorno che potrete finalmente dire di aver sviluppato uno stile vostro, deve essere uno stile moderno. Fra le tante opere che leggete, dovete studiare anche quelle degli autori contemporanei, anche di quelli dell' ultima generazione.
Immaginate in che guaio vi trovereste, se il vostro stile fosse simile a quello di un autore dell' ottocento. Provate a immaginare il caso di uno scrittore che appassionato di autori classici, non legga nessun autore moderno e si eserciti nella scrittura ispirandosi solo agli autori del passato.
E' difficile che un simile autore riesca a pubblicare con delle case editrici. Proprio a causa del suo stile superato.
martedì 2 ottobre 2012
La leggenda del Licantropo
Vampiri, lupi mannari, paranormale, occultismo. Sono tutti argomenti non riconosciuti dalla scienza ufficiale. I lupi mannari ed i vampiri inoltre, sono creazioni della fantasia umana, fondamentalmente di tipo letterario. Il seguente paragrafo è tratto dal Dictionnarie Infernal di Jacques Collin de Plancy: -Vengono chiamati Lupi Mannari, nei testi di stregoneria, quegli uomini e quelle donne che sono stati trasformati, o si trasformano, in lupi; ovvero quelli che si travestono per fingere tale trasformazione, e talvolta credono per un’abominevole forma di follia d’essersi effettivamente cangiati in lupi, e di tali belve prendono le abitudini e i costumi.
L’espressione francese Loup-sgarous vuol dire loups dont il faut se garer: lupi dai quali ci si deve guardare. I Lupi Mannari sono stati per lungo tempo il terrore delle campagne: era opinione comune che gli stregoni non potessero cambiarsi in lupi se non con l’aiuto del Diavolo. Molti demonologi hanno anzi espresso l’opinione che tali mostri fossero Stregoni che il Diavolo stesso trasformava in lupi costringendoli a errare per i campi, lanciando urla spaventose. La loro esistenza è attestata da Virgilio, Petronio, Solino, Stradone, Pomponio Mela, Dionisio Afro, Marrone e da tutti i giureconsulti e demonografi dei secoli passati. Soltanto sotto Luigi quattordicesimo, nella seconda metà del Seicento, si cominciò a dubitarne.
L’ Imperatore Sigismondo fece discutere in sua presenza, da un conclave di sapienti, la questione dei Lupi Mannari, e fu unanimemente stabilito che la mostruosa metamorfosi era un fatto accertato e costante. Un malfattore che voleva compiere qualche soperchieria, non aveva che da spacciarsi per Lupo Mannaro per terrorizzare e mettere in fuga chiunque. A tale scopo non aveva bisogno di trasformarsi davanti a tutti in Lupo: bastava la fama. Molti delinquenti vennero arrestati come Lupi Mannari, pur rimanendo sempre con sembianze umane.- Le storie sulla licantropia affondano le loro radici nella notte dei tempi, quando l’uomo si sentiva ancora parte integrante della natura. Sono numerose le tradizioni sugli uomini lupo sparse in tutto il mondo; la più antica è forse quella presente nella Bibbia dove re Nabucodonosor fu trasformato da Dio in un lupo.
Nella cosmogonia eigizia si parla invece di Anubi, il dio sciacallo, e del dio lupo Ap-uat che aveva la funzione di traghettare i morti nell’ aldilà. Secondo le più comuni leggende, il licantropo è un uomo condannato da una maledizione che, ad ogni plenilunio, inizia a ricoprisi di peli e a munirsi di zanne, fino a diventare un vero e proprio lupo feroce, pericoloso e aggressivo. Nella narrativa, generalmente lo si può uccidere solo con un'arma d'argento, ma questo elemento spesso manca nella tradizione popolare. Secondo alcune interpretazioni, il licantropo non sarebbe in grado di trasmettere la propria -malattia- ad un altro essere umano dopo averlo morso.
Dal basso medioevo in avanti, il rogo è una soluzione usata a profusione per sbarazzarsi dei sempre più numerosi mutaforme, che paiono moltiplicarsi, specialmente in Francia e Germania. Il fenomeno arriva a toccare dimensioni gigantesche negli anni successivi alla controriforma, sia nei Paesi cattolici che protestanti. Redigere una contabilità precisa di quanti siano finiti al rogo con l’accusa di mannarismo, da sola o in congiunzione con quella di stregoneria, è molto difficile. Le fonti più prudenti parlano di circa ventimila processi e condanne di licantropi tra il 1300 e il 1600, ma alcuni si sbilanciano fino a suggerire un numero prossimo alle centomila vittime. La storia più famosa è quella di un certo Peter Stubbe, che forse era effettivamente un serial killer. Per secoli comunque si trattò realmente di una sorta di isteria collettiva.
(Fonti: Storie di Lupi Mannari, Grandi Tascabili Economici Newton, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco. Wikipedia, l’enciclopedia libera)
L’espressione francese Loup-sgarous vuol dire loups dont il faut se garer: lupi dai quali ci si deve guardare. I Lupi Mannari sono stati per lungo tempo il terrore delle campagne: era opinione comune che gli stregoni non potessero cambiarsi in lupi se non con l’aiuto del Diavolo. Molti demonologi hanno anzi espresso l’opinione che tali mostri fossero Stregoni che il Diavolo stesso trasformava in lupi costringendoli a errare per i campi, lanciando urla spaventose. La loro esistenza è attestata da Virgilio, Petronio, Solino, Stradone, Pomponio Mela, Dionisio Afro, Marrone e da tutti i giureconsulti e demonografi dei secoli passati. Soltanto sotto Luigi quattordicesimo, nella seconda metà del Seicento, si cominciò a dubitarne.
L’ Imperatore Sigismondo fece discutere in sua presenza, da un conclave di sapienti, la questione dei Lupi Mannari, e fu unanimemente stabilito che la mostruosa metamorfosi era un fatto accertato e costante. Un malfattore che voleva compiere qualche soperchieria, non aveva che da spacciarsi per Lupo Mannaro per terrorizzare e mettere in fuga chiunque. A tale scopo non aveva bisogno di trasformarsi davanti a tutti in Lupo: bastava la fama. Molti delinquenti vennero arrestati come Lupi Mannari, pur rimanendo sempre con sembianze umane.- Le storie sulla licantropia affondano le loro radici nella notte dei tempi, quando l’uomo si sentiva ancora parte integrante della natura. Sono numerose le tradizioni sugli uomini lupo sparse in tutto il mondo; la più antica è forse quella presente nella Bibbia dove re Nabucodonosor fu trasformato da Dio in un lupo.
Nella cosmogonia eigizia si parla invece di Anubi, il dio sciacallo, e del dio lupo Ap-uat che aveva la funzione di traghettare i morti nell’ aldilà. Secondo le più comuni leggende, il licantropo è un uomo condannato da una maledizione che, ad ogni plenilunio, inizia a ricoprisi di peli e a munirsi di zanne, fino a diventare un vero e proprio lupo feroce, pericoloso e aggressivo. Nella narrativa, generalmente lo si può uccidere solo con un'arma d'argento, ma questo elemento spesso manca nella tradizione popolare. Secondo alcune interpretazioni, il licantropo non sarebbe in grado di trasmettere la propria -malattia- ad un altro essere umano dopo averlo morso.
Dal basso medioevo in avanti, il rogo è una soluzione usata a profusione per sbarazzarsi dei sempre più numerosi mutaforme, che paiono moltiplicarsi, specialmente in Francia e Germania. Il fenomeno arriva a toccare dimensioni gigantesche negli anni successivi alla controriforma, sia nei Paesi cattolici che protestanti. Redigere una contabilità precisa di quanti siano finiti al rogo con l’accusa di mannarismo, da sola o in congiunzione con quella di stregoneria, è molto difficile. Le fonti più prudenti parlano di circa ventimila processi e condanne di licantropi tra il 1300 e il 1600, ma alcuni si sbilanciano fino a suggerire un numero prossimo alle centomila vittime. La storia più famosa è quella di un certo Peter Stubbe, che forse era effettivamente un serial killer. Per secoli comunque si trattò realmente di una sorta di isteria collettiva.
(Fonti: Storie di Lupi Mannari, Grandi Tascabili Economici Newton, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco. Wikipedia, l’enciclopedia libera)
lunedì 1 ottobre 2012
Essere obiettivi quando si scrive.
Chi aspira a diventare uno scrittore che si occupa solo della realtà per riuscire ad essere il più oggettivo possibile dovrebbe provare a seguire i seguenti consigli:
a) Non inventare sofferenze che non ha mai sperimentato di persona.
b) Non descrivere paesaggi che non ha mai visto neppure in fotografia.
c) Quando necessario scrivere e riscrivere un testo perdendo su di esso anche intere serate.
a) Non inventare sofferenze che non ha mai sperimentato di persona.
b) Non descrivere paesaggi che non ha mai visto neppure in fotografia.
c) Quando necessario scrivere e riscrivere un testo perdendo su di esso anche intere serate.
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