Lo scrittore nordamericano Nathaniel Hawthorne, esperto in temi fantastici, era solito recarsi tutte le mattine alla Biblioteca dell’ Università di Boston.
Tra i frequentatori abituali dell’ istituto incontrava spesso un anziano sacerdote, il reverendo Harris, col quale conversava quotidianamente di diversi argomenti.
Un giorno Hawthorne rimase molto sorpreso, perché scoprì, tramite un amico, che il reverendo era morto da poco, benché ricordasse di averlo visto in biblioteca quella stessa mattina, immerso nella lettura del suo giornale.
Ma le perplessità e lo sbigottimento dello scrittore, giunsero al culmine quando la mattina seguente si trovò davanti la stessa scena. Hawthorne lanciava sguardi furtivi all’ anziano sacerdote, senza osare avvicinarsi, e osservava con crescente irrequietezza il resto dei frequentatori della biblioteca.
Nessuno, nonostante tra i presenti vi fossero diversi amici e conoscenti del defunto, sembrava essere cosciente dell’ apparizione. In un’ occasione lo scrittore ebbe l’ impressione che il fantasma cercasse di comunicare con lui per trasmettergli qualche messaggio, ma il timore e lo stupore impedirono il contatto.
Finalmente dopo alcune settimane il fantasma sparì.
E’ possibile che la radicata abitudine dell’ anziano reverendo di raggiungere la biblioteca per leggere il giornale continuasse dopo la sua morte? O forse lo scrittore, nel raccontare tutto questo ad un amico, stava solo esercitando ancora una volta la sua abilità di narratore?
Non sembra possibile che sia così, poiché il racconto da un punto di vista letterario è molto povero, e Hawthorne come ho già accennato, era un maestro nella narrazione “soprannaturale”.
(Fonte: I Libri dell’ ignoto, Fantasmi: Leggenda o Realtà, Edizioni Hobby & Work)
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