giovedì 3 gennaio 2013

Il caso Lonzi. Un caso italiano di rapimento alieno

Prima di iniziare a parlare del caso Lonzi, vi ricordo che la scienza ufficiale non crede nell' esistenza degli alieni. La logica conseguenza di ciò è che gli scienziati non credono nemmeno nei rapimenti alieni.

Il caso Lonzi è uno dei casi più celebri in Italia per quanto riguarda le abduction da parte di entità aliene. Quando il fatto accadde, il testimone aveva poco più di 15 anni. Quel giorno Valerio Lonzi si trovava insieme ad altri scouts a Reppia in località Pian della Biscia, una zona di montagna situata tra Chiavari e Sestri Levante. Intorno alle 22/22,10, Lonzi e i suoi amici videro una sfera, che ricordava vagamente una palla da bowling poggiata al suolo.

L’oggetto sembrava di vetro ed emetteva dal suo interno una luce verde chiaro. Quando i ragazzi puntarono una torcia contro quell’ oggetto la luce scomparve lentamente fino a sparire del tutto. Avvicinandosi al punto in cui si trovava l’oggetto i ragazzi videro soltanto un’ orma semisferica caratterizzata da un colore dell’ erba giallastro. Lonzi posò una mano sull’ orma e si accorse che la terra in quel punto era calda. Tuttavia, i ragazzi non fecero troppo caso a quello che era accaduto. Con altri scouts, si diedero appuntamento alle 24 per andare tutti insieme al campo delle ragazze.

Alle undici Lonzi si svegliò all’ improvviso. Aveva caldo. Uscendo dalla tenda vide un suo amico, fermo con il collo penzoloni, mentre tre sfere come quelle che avevano visto in precedenza, gli giravano intorno. L’ istante successivo le tre sfere si mossero verso di lui, fluttuando a mezz’ aria. Lonzi a quel punto accese la torcia e la puntò contro le sfere, che colpite dal fascio di luce, persero luminosità e scomparvero del tutto. Subito dopo il suo amico si risvegliò. I due giovani cominciarono a parlare e a porsi delle domande. Il testimone si accorse che la mezzanotte era passata da un bel po’ di tempo e che la sua torcia era fulminata ed aveva il vetro rotto.

Non comprendendo l’accaduto i due ragazzi decisero di non parlarne con nessuno. Sapevano che gli altri non avrebbero creduto alle loro parole. In seguito, quando era già ritornato a casa, Lonzi si accorse (in realtà la prima a notare i segni fu sua madre) di avere in fondo alla schiena tre cicatrici lunghe circa 15 centimetri, ben distanziate l’una dall’ altra. Lonzi allora andò da un dottore e questi gli chiese quando e perché si fosse operato. Per lui quei segni erano delle cicatrici dovute a sutura.

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