mercoledì 28 settembre 2011

La civiltà di Iperborea

Vasta terra del Nord Atlantide sede, in tempi remoti, di splendide civiltà. Su Iperborea, Roger Vercel scrive: “Allora alberi titanici coprivano con le loro ampie fronde la Groenlandia e le Spitzbergen. Sotto un sole ardente la fitta vegetazione tropicale si gonfiava d’ umori, nei luoghi in cui ora vegetano miseri licheni.


Le felci arborescenti si mescolavano agli equiseti giganti, ai palmizi del Terziario, alle liane della giungla artica. L’ estate avvampava, le nubi gravide di fecondità rovesciavano sul paese calde piogge. E nell’ immensità della foresta polare vivevano animali dalle proporzioni corrispondenti: il mammut villoso, il rinoceronte con due corna, il grande cervo le cui ramificazioni raggiungevano i quattro metri, il leone delle caverne. Sull’ oceano verde delle cime degli alberi passavano uccelli dalle dimensioni fantastiche…”


Antiche tradizioni sanscrite parlano di un popolo evolutissimo che abitava le attuali regioni artiche, prima che il globo terrestre si capovolgesse sui poli. La capitale dell’ Iperborea era Tule o Tula, detta anche Isola Bianca (attuale Islanda).


Anche secondo i Greci, gli Iperborei erano un popolo favoloso che abitava le regioni più settentrionali della Terra e si diceva che non conoscesse il dolore e che la vita trascorresse in eterna felicità.


(Fonte: Valentino Compassi, Dizionario dell’ Universo Sconosciuto, Sugarco Edizioni)

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