martedì 13 settembre 2011

Uno scrittore non è un educatore

C’è chi crede che un libro debba trasmettere degli insegnamenti morali, essere portatore di valori utili alla collettività.

Chi ritiene di dover scrivere libri di tal genere a mio parere dovrebbe darsi alla saggistica. Se volete scrivere un trattato sulla morale, dimenticate la fiction, e avvicinatevi ad un’ altra forma di scrittura.

Il compito di uno scrittore (soprattutto quando il suo genere è la narrativa) è quello di rappresentare la realtà, filtrandola attraverso la propria esperienza. 

L’ unica eccezione a quanto detto sopra è forse la letteratura per ragazzi. Tuttavia anche un libro destinato ai più piccoli che sia stato scritto soltanto per insegnare dei valori, difficilmente potrà resistere negli anni. La possibilità che deluda le aspettative dei lettori è di certo molto elevata.

Ciò che tutti noi cerchiamo in un libro è una storia che ci catturi, coinvolgendoci a tal punto da impedirci di staccare gli occhi dalle sue pagine. Nessuno vuole annoiarsi o addormentarsi mentre legge.

E’ proprio questa la ragione per cui spesso dopo aver cominciato a leggere un romanzo lo si mette di lato e non lo si tocca più. Se la storia non è interessante è molto difficile andare avanti con la lettura.

Esistono di certo delle eccezioni, libri pieni di insegnamenti che sono giunti fino a noi resistendo alla prova del tempo e diventando dei classici.  Tuttavia, in linea generale credo che uno scrittore debba concentrarsi soprattutto sulla trama e sui personaggi. 

Anche a costo di apparire un nichilista. 

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