venerdì 30 settembre 2011

La leggenda di Agarthi

Secondo la leggenda Agarthi è un potente e inaccessibile regno occulto che si troverebbe all’ interno della terra.

Nella città, situata nell’ Asia centrale, vive il re del mondo, il più santo e potente degli uomini. Una delle prime fonti del mito del regno sotterraneo è “il Dio fumoso” di Willis George Emerson, pretesa autobiografia di un marinaio norvegese chiamato Olaf Jansen. Secondo Emerson, Jansen avrebbe navigato all’interno della Terra attraverso un’ apertura presso il Polo Nord.

Per due anni Jansen visse con gli abitanti del regno sotterraneo, il cui mondo sarebbe illuminato da un “Sole centrale fumoso”. Nella capitale di Agarthi , Shambala, sfolgorante città di cristallo, vivono i Goro e i Pandita, grandi saggi iniziati. Il palazzo del re del Mondo è circondato dai palazzi dei Goro, che comandano tutte le forze visibili ed invisibili della terra e possono fare qualsiasi cosa.

Il re del mondo giudica le azioni e i pensieri dei grandi, li aiuta e in certi casi può anche farli fallire. Un giorno apparirà davanti a tutti gli uomini buoni per condurli nella lotta contro i malvagi; ma questo tempo non è ancora venuto perché gli uomini più malvagi dell’ umanità non sono ancora nati.

L'esistenza di Agarthi è stata considerata seriamente da numerosi europei, come i seguaci della teosofia di Madame Blavatsky, la medium fondatrice della Società Teosofica Internazionale, che sosteneva di essere in contatto telepatico con gli antichi "Maestri sconosciuti", i sopravvissuti di una razza eletta vissuta tra Tibet e Nepal, i quali si sarebbero rifugiati in seguito a una spaventosa catastrofe nelle viscere della terra, dove avrebbero fondato la mitica Agarthi. Dalle dottrine esoteriche della Blavatsky trasse ispirazione, tra gli altri, la Società Thule, la società segreta di estrema destra che costituì il nucleo originale del Partito nazista di Hitler.

Tra gli ipotetici ingressi di Agarthi vi sono il deserto del Gobi, la Mongolia, il Polo Nord, il Polo Sud, e la Piramide di Giza.

Differenti forme di scrittura

Un’ esperienza utile per uno scrittore giovane e non ancora affermato è a mio parere quella legata alla possibilità di esplorare la scrittura sotto le differenti forme attualmente presenti nella società moderna.

Aprire un blog, documentarsi sul web-writing, collaborare con una testata giornalistica, tutte queste esperienze possono aiutare un giovane a formarsi un background, utile per il suo futuro di narratore.

Studiare il linguaggio del cinema, del fumetto, leggere manuali di sceneggiatura e guardare molti film… sono innumerevoli le possibilità a disposizione di uno scrittore pieno di iniziativa.

Anche se il vostro obbiettivo è diventare degli scrittori di romanzi ciò non toglie che uscire ogni tanto dal vostro laghetto potrebbe aiutarvi a crescere e a migliorare.

Certi scrittori lavorano anche come sceneggiatori, scrivendo per serie televisive o collaborando con importanti registi.

La costruzione scena per scena

Wilson R. Thornley, un insegnante americano di scrittura creativa, propose in un saggio dedicato specificamente alla narrativa breve un interessante schema preparatorio relativo allo sviluppo di un racconto. Lo schema è il seguente:

Scene iniziali
a)Protagonista
b)Sue caratteristiche
c)Personaggi di contorno
d)Problema
e)Soluzione più probabile o appariscente
f)Contrasti con la soluzione più appariscente.

Scene centrali
a)Interferenze
b)Altre soluzioni appariscenti
c)Altre interferenze
d)Soluzione definitiva

Scene finali
a)Risultato della soluzione definitiva
b)Risposte a tutti gli interrogativi non ancora risolti

Quanto detto sopra è tratto da un fascicolo di un corso di scrittura creativa pubblicato qualche anno fa dalla Rizzoli.

Come ho già detto quando ho parlato della scaletta per un romanzo, pianificare il lavoro di scrittura può aiutarci nella stesura dei nostri libri. 

Ciò non toglie che si può anche scrivere un libro giorno dopo giorno senza aver prima effettuato alcun lavoro preliminare.

C’è chi parte da una semplice idea e poi sviluppa tutta la storia.

giovedì 29 settembre 2011

La terra cava. Un mito intramontabile.

Sono diverse le teorie, formulate da diversi pensatori in differenti epoche storiche, che sostengono l’ipotesi secondo cui il pianeta terra sarebbe cavo al proprio interno.

La scienza ufficiale non le ha mai prese in considerazione, sono giunte fino a noi soltanto grazie alla letteratura fantastica che ha sfruttato l’idea della terra cava come artificio narrativo.

Non mancano però, gli studiosi che sostengono che la terra cava esiste realmente. E a sostegno di questa convinzione citano una storia accaduta molti anni fa, ancora avvolta nel mistero. Mi riferisco alla spedizione dell’ ammiraglio Byrd.

Esploratore e contrammiraglio della Marina militare americana Richard E. Byrd nel 1947 compì un importante spedizione nell’ Antartide, composta da alcune migliaia di uomini e aerei.

Nel 1955-56 comandò una nuova spedizione che effettuò un volo di 2700 miglia, partendo dalla base di McMurdo Sound, 400 miglia a ovest del polo sud, e penetrò secondo quanto affermato dallo stesso ammiraglio in una terra sconosciuta che si estende al di là del polo. Questa scoperta sarebbe stata occultata dai mass media americani.

Un libro interessante sulle imprese dell’ ammiraglio Byrd e sul mistero della terra cava è Il grande Ignoto dello scrittore Raymond Bernard.

La cartella dattiloscritta

La cartella dattiloscritta è formata da 30 righe di 60 battute, ovvero da 1800 caratteri.

Se vi è capitato di partecipare a qualche concorso letterario allora saprete di certo che spesso i racconti (o i romanzi) per partecipare non devono superare (o scendere al di sotto) di un certo numero di cartelle standard.

Se il vostro testo (sia che si tratti di un romanzo che di un racconto) è scritto con Microsoft Word (o anche con un altro software) è per qualche ragione avete bisogno di sapere di quante cartelle è composto potete ricorrere ad una semplice soluzione.

Entrate nel menù Strumenti (in microsoft word)  è cliccate sulla funzione Conteggio parole. Il programma visualizzerà il numero totale dei caratteri che compongono il vostro testo. A questo punto dividete la cifra indicata per 1800 e avrete orientativamente il numero di cartelle standard che lo compongono.

Al di là di questi casi (mi riferisco ai concorsi letterari) conoscere il numero di cartelle standard che compongono i vostri scritti non è poi così importante. Gli editori quando accettano un testo sono interessati soprattutto al file di origine.

E’ difficile che qualcuno vi chieda un libro scritto nel formato della cartella standard. Forse un tempo, quando ancora si usavano le macchine da scrivere succedeva, ma ormai le esigenze delle case editrici sono molto cambiate.

Come contattare gli editori

Uno degli eterni dilemmi di molti aspiranti scrittori è quello inerente il miglior sistema per contattare gli editori.

Io spesso, spedisco il romanzo intero accompagnato da una lettera di presentazione, pratica sconsigliata dalla maggior parte degli scrittori che hanno trattato l’ argomento su Internet.

Obbiettivamente devo ammettere che forse non è il metodo più saggio. Il fatto stesso di spedire il libro intero mi spinge di solito a selezionare un numero limitato di editori (di solito scelgo sempre i più famosi. Dato che non mi piace troppo l’ idea di dover pubblicare con contributo punto sempre alle case editrici più importanti).

Il sistema consigliato (e che forse in futuro utilizzerò pure io), consiste invece nell’ inviare una lettera di presentazione accompagnata da un’ altra contenente una sinossi al maggior numero di editori possibili. 

La sinossi è una presentazione che riassume la storia, dandone una buona descrizione generale. Scrivere una buona sinossi può di certo aiutare uno scrittore nella sua ricerca di una casa editrice.

Nella lettera di presentazione ricordatevi anche di mettere in chiaro (nel caso che non vi interessino) che non siete disposti ad accettare contratti con richiesta di contributo.

mercoledì 28 settembre 2011

La civiltà di Iperborea

Vasta terra del Nord Atlantide sede, in tempi remoti, di splendide civiltà. Su Iperborea, Roger Vercel scrive: “Allora alberi titanici coprivano con le loro ampie fronde la Groenlandia e le Spitzbergen. Sotto un sole ardente la fitta vegetazione tropicale si gonfiava d’ umori, nei luoghi in cui ora vegetano miseri licheni.


Le felci arborescenti si mescolavano agli equiseti giganti, ai palmizi del Terziario, alle liane della giungla artica. L’ estate avvampava, le nubi gravide di fecondità rovesciavano sul paese calde piogge. E nell’ immensità della foresta polare vivevano animali dalle proporzioni corrispondenti: il mammut villoso, il rinoceronte con due corna, il grande cervo le cui ramificazioni raggiungevano i quattro metri, il leone delle caverne. Sull’ oceano verde delle cime degli alberi passavano uccelli dalle dimensioni fantastiche…”


Antiche tradizioni sanscrite parlano di un popolo evolutissimo che abitava le attuali regioni artiche, prima che il globo terrestre si capovolgesse sui poli. La capitale dell’ Iperborea era Tule o Tula, detta anche Isola Bianca (attuale Islanda).


Anche secondo i Greci, gli Iperborei erano un popolo favoloso che abitava le regioni più settentrionali della Terra e si diceva che non conoscesse il dolore e che la vita trascorresse in eterna felicità.


(Fonte: Valentino Compassi, Dizionario dell’ Universo Sconosciuto, Sugarco Edizioni)

Il codice ISBN

ISBN è l’acronimo di International Standard Book Number. Si tratta di un codice riconosciuto in tutto il mondo che serve ad individuare un libro. Tutte le copie dello stesso libro (escluse le ristampe, ciascuna delle quali ne ha uno diverso) hanno lo stesso codice ISBN.

Il codice viene stampato di solito sulla copertina posteriore. Si tratta di un codice di 13 cifre, particolarmente adatto a favorire operazioni come la catalogazione di un volume, la vendita ecc…

Quando si pubblica un libro con una casa editrice è importante assicurarsi che abbia l’ ISBN. E’ la presenza del numero che aumenta le possibilità che una libreria lo accetti. Un libro stampato in tipografia e sprovvisto del codice ISBN difficilmente verrebbe esposto da un libraio.

Se decidete però di produrre da soli il vostro libro e prevedete di distribuirlo non in libreria ma utilizzando altri canali (come ad esempio Internet), ritengo che questo codice non sia indispensabile.

Piuttosto è più saggio registrare la propria opera (presso la SIAE) per evitare che qualcuno cerchi di plagiarla. Succede molto raramente in realtà, tuttavia prendere le dovute precauzioni non può certo danneggiarvi.

OpenOffice.org Writer

OpenOffice.org Writer è un software libero per l’elaborazione dei testi, incluso in OpenOffice.

Simile a Microsoft Word, e dotato di funzionalità analoghe, presenta alcune caratteristiche particolarmente interessanti come la possibilità di esportare i documenti in formato PDF.

Il software legge diversi formati (RTF, XHTML ecc…) e può essere utilizzato su piattaforme differenti.

Grazie al movimento Open Source, un gran numero di programmi gratuiti sono disponibili per tutti i navigatori che non disponendo di grosse risorse economiche cercano un software da poter scaricare ed utilizzare in tutta tranquillità senza dover spendere denaro.

Questi software non hanno spesso niente da invidiare a quelli venduti dalle grandi aziende, anzi  in diversi casi possono anche funzionare meglio ed avere meno bug.

Il caso più celebre di questa grande rivoluzione nel campo dell’ informatica è il sistema operativo Linux, che ben poco ha da invidiare al celebre Windows della Microsoft, e che è utilizzato oggi da milioni di utenti in tutto il mondo.

martedì 27 settembre 2011

La civiltà di Mu

In tre opere edite negli anni trenta, James Churchward un misterioso colonnello dell’ esercito britannico in pensione, narrò le circostanze che lo avevano portato a scoprire la storia di una remota civiltà scomparsa nella notte dei tempi.

Churchard scoprì l’ esistenza di Mu, l’impero del Sole, culla originaria dell’ umanità, in una serie di antichissime tavolette di terracotta, che gli furono mostrate nel 1870 in India dal gran sacerdote di un tempio collegio di cui era diventato amico.

In seguito a quella scoperta il colonnello cominciò una serie di viaggi in tutta l’india e nel resto del mondo allo scopo di dimostrare ulteriormente le sue teorie relative alla passata esistenza nell’ oceano pacifico di questo grande continente.

Gli originali delle tavolette scoperte da Churchward, scritte secondo quanto sostenuto dal colonnello stesso, da una confraternità di saggi provenienti da Mu chiamati Naacal, non sono state più viste da nessuno. Quindi non vi sono molte prove per dar credito alle teorie dello studioso.

I libri di Churchward ebbero un grande successo, che spinse altri scrittori ad imitarlo attraverso una lunga serie di pubblicazioni fanta-archeologiche tese a dimostrare l’ esistenza di chiari riferimenti relativi all’ esistenza dell’ antica civiltà di Mu, in antichi documenti (fra l’altro inesistenti) provenienti da diverse parti del pianeta.

Le regole personali

Non è una cattiva idea cercare di trovare delle regole personali da seguire per imparare a scrivere con metodo. 

Non parlo di regole rigide da seguire sempre e comunque, ma di regole che servono a mantenerci in contatto con la nostra attività di scrittori.

Ciascuno di noi deve trovare le sue, non è mia intenzione cercare di consigliare a chi legge i miei post un metodo da seguire.

Preferisco soltanto limitarmi a fare qualche esempio. Un insieme di regole potrebbe essere:

a)Non lavorare contemporaneamente a più libri. C’è il rischio di confondersi, disperdere il proprio tempo e non finirne nessuno. A me una volta è successo.

b)Quando non si hanno nuove idee, ci si sente stressati e non si ha una gran voglia di mettersi a scrivere è meglio dedicarsi ad altro.

c)Se è un buon periodo, cercare di scrivere per circa un’ ora al giorno. 

d)Non tralasciare la vita sociale, isolandosi per scrivere un libro.

e)Concentrarsi sul libro che si sta scrivendo e non perdere tempo a fantasticare sui propri sogni di scrittore.

f)Trovare anche un po’ di tempo per leggere.

Libri. Una strategia di Marketing

In questo post voglio parlare di un’ interessante strategia di Marketing che potrebbe tornare utile a tutti coloro che volessero pubblicare e promuovere un libro autonomamente.

Una possibile strada da seguire è quella che segue: aprire un blog tematico in cui si parla senza scendere nei particolari degli argomenti che saranno poi presenti nel libro, fare crescere il blog dedicandovi un po’ del proprio tempo, creare uno o più e-book gratuiti in cui si affrontano gli stessi argomenti in modo un po’ più approfondito e infine pubblicare il libro e metterlo in vendita attraverso il blog.

Il libro non dovrà naturalmente essere una semplice ripetizione degli argomenti trattati nel blog e negli e-book, ma dovrà affrontare la materia trattata in modo molto più approfondito. Dovete mettervi quindi ciò che avete preferito non divulgare gratuitamente.

Questa strategia è particolarmente adatta per i libri tecnici, come ad esempio libri sulla sicurezza informatica, o sul guadagno on line.

Tuttavia, anche chi scrive letteratura può provare ad utilizzarlo. In termini di visibilità può dare di certo dei buoni risultati.

lunedì 26 settembre 2011

Non annoiare il lettore

Molto spesso oggi una  storia comincia subito con l’azione, a cui segue un flashback, un salto indietro che serve a chiarire ciò che è accaduto in precedenza.

Questa tendenza è sempre più diffusa, si cerca di interessare il lettore fin dalle prime pagine, evitando di stancarlo fin dal principio con una lunga introduzione.

Una volta non era così, basta dare un’ occhiata a molti romanzi dell’ ottocento per rendersene conto.

Non esistono in letteratura delle regole fisse da seguire, nessuno vi vieta di scegliere in completa autonomia il modo in cui scrivere i vostri libri, ma non andare troppo controcorrente può forse darvi qualche possibilità in più.

Lo schema di cui ho parlato sopra consiste fondamentalmente nel cominciare dal centro della storia, creare un breve intermezzo per esporne l’inizio e poi finire senza fine.

Una disposizione intelligente degli elementi narrativi è alla base della creazione letteraria e non può non essere tenuta in seria considerazione.

Il print on demand. Che cosa è?

Il print on demand è una forma di stampa su richiesta che utilizza la tecnologia digitale. La stampa digitale permette di produrre libri di buona qualità in tirature molto limitate.

Utilizzando questo tipo di stampa potete produrre un numero limitato di copie del vostro libro, senza dover spendere migliaia di euro per tirature (di solito di almeno un migliaio di copie) che per un autore esordiente sono spesso fuori luogo.

Molte piccole case editrici oggi utilizzano il print on demand. Il libro viene stampato quando viene ordinato (in genere attraverso il sito della casa editrice stessa). Questo permette di sostenere costi notevolmente inferiori rispetto alla stampa tradizionale.

Questo tipo di stampa è a mio parere un grande passo avanti che ha già consentito, e consentirà in futuro a molti scrittori che non dispongono di grandi risorse economiche di pubblicare i propri libri per poi distribuirli personalmente.

venerdì 23 settembre 2011

Le agenzie letterarie

Non ho mai contattato personalmente un’ agenzia letteraria, ma ho fatto diverse ricerche su Internet per comprendere se la loro intermediazione può rappresentare una chiave di svolta per uno scrittore non ancora affermato.

Più di una volta, mi sono chiesto infatti se entrare in contatto con un agente letterario mi avrebbe potuto aiutare a trovare un editore disposto a pubblicare i miei libri (mi riferisco non alle piccole case editrici ma a quelle più famose).

Sembra che le agenzie letterarie, perlomeno quelle più importanti, abbiano una sorta di canale preferenziale che gli consente di trovare presso gli editori l’ attenzione che gli aspiranti scrittori di solito non riescono ad avere.

Personalmente credo che sia possibile (almeno per quelle più importanti). Dubito tuttavia che un’ agenzia letteraria importante lavori con un aspirante scrittore, che  non abbia un considerevole talento letterario.

Per quanto riguarda le agenzie letterarie meno conosciute, io non mi fiderei troppo. Probabilmente forniscono dei servizi che possono risultare utili. Lettura dei testi, schede di valutazione ecc… Dubito però che abbiano agganci validi nelle case editrici.

L’ utilità di un’ agenzia in linea generale, è quindi quella di valutare le opere degli scrittori, fornendo dei giudizi e dei servizi a pagamento.

Uno scrittore attento però, può imparare col tempo a migliorare le proprie opere sia da un punto di vista grammaticale, che stilistico. Può valutare con l’esperienza quali parti dei propri libri non sono funzionali al corretto svolgimento della storia narrata e possono essere quindi eliminate.

Tutti noi abbiamo inoltre degli amici a cui fare leggere ciò che scriviamo. Naturalmente non tutti sono obbiettivi, ma se ci rivolgiamo a più persone e gli chiediamo di leggere quello che abbiamo scritto, potremo fare alla fine una sorta di media delle valutazioni e stabilire se il libro piace oppure no.

Lo scrittore imprenditore

Un argomento molto trattato nei blog e nei forum presenti su Internet è legato a una domanda che prima o poi tutti gli aspiranti scrittori che hanno preso coscienza delle problematiche del sistema editoriale italiano finiscono per porsi.

La domanda è la seguente: “Deve lo scrittore per vedere finalmente pubblicata e distribuita la sua opera, diventare imprenditore di se stesso, aprire una propria casa editrice e assumere personalmente il rischio imprenditoriale?”

La mia risposta è questa: dato che aprire una casa editrice presenta dei costi non indifferenti, e il vero scopo di un’ impresa di questo genere è ottenere dei profitti (o fare quantomeno quadrare i conti) e non quindi pubblicare le opere di un solo autore con il rischio di fallire nel giro di pochi anni, l’ aspirante scrittore non ha motivo di diventare editore di se stesso.

Per diventare editori bisogna essere affascinati da questo tipo di professione, e non sceglierla per pubblicare i propri libri. Oggi in Italia la figura dello scrittore editore esiste, i casi degni di nota sono diversi, ciò non toglie però che queste persone hanno deciso di aprire un’impresa editoriale non perché volevano pubblicare le loro opere, ma piuttosto perché avevano un reale interesse verso l’ editoria.

Lo scrittore che voglia produrre e distribuire autonomamente i suoi libri può seguire una strada più semplice. Può stampare il proprio libro (con tanto di ISBN) con un servizio di Print On Demand (parlerà di questo tipo di stampa in un altro post) e distribuirlo appoggiandosi a qualche associazione o sito web come ad esempio DANAE nati con lo scopo di far conoscere attraverso varie iniziative spesso legate ad Internet gli scrittori non ancora affermati.

giovedì 22 settembre 2011

Esercizi di lettura

Leggere molto è utilissimo per un aspirante scrittore, ma si può anche andare oltre. Si può cioè leggere un libro con l’intento di analizzare con attenzione il modo in cui è stato scritto.

Due domande tipiche che ci si può porre durante la lettura di un testo sono le seguenti: “Che cosa?” e “Come?”

Grazie ad esse si può comprendere più in profondità il contenuto e lo stile della storia.

Dobbiamo chiederci da lettori attenti che cosa sta cercando realmente di comunicarci l’ autore del libro, e quali parti della sua opera ci coinvolgono di più.

Come fa l’ autore a rendere certi capitoli del suo libro così interessanti?

Questo modo di leggere può aiutare realmente uno scrittore poco esperto a comprendere i meccanismi che stanno dietro la costruzione di un buon libro.

Premi letterari. Alcune considerazioni.

Oggi voglio parlare un po’ dei premi letterari e dell’ importanza che rivestono per gli aspiranti scrittori.

I concorsi letterari sono utili per diversi motivi. Attraverso di essi possiamo avere una valutazione dei nostri testi, e concorrere con altri scrittori per aggiudicarci il premio finale.

In alcuni casi i premi letterari rappresentano un buon trampolino di lancio per uno scrittore esordiente.

Bisogna però saperli scegliere.

In Italia esistono moltissime piccole associazioni che organizzano concorsi letterari a pagamento, il cui unico premio consiste nell’ invio ai vincitori di targhe o attestati.

Un’ aspirante scrittore non può ottenere alcun vantaggio vincendo una targa o un attestato. Ciò che deve ricercare invece è la pubblicazione della sua opera.

Il bando del premio deve prevedere quindi la pubblicazione dell’ opera del primo classificato.

Esistono un discreto numero di concorsi organizzati da vari comuni italiani che oltre a pubblicare il vincitore (o i finalisti nel caso di concorsi per racconti) danno anche un premio in denaro.

A mio parere questo tipo di concorsi sono fra i più interessanti. Vanno tenuti d’occhio inoltre i premi organizzati dalle case editrici che prevedono la pubblicazione dell’ opera del vincitore del concorso (o come detto prima nel caso di concorsi per racconti delle opere dei finalisti.)

Mantenersi informati sui concorsi letterari che mensilmente vengono organizzati in ogni parte d’ Italia è una scelta molto saggia.

Se volete pubblicare qualcuna delle vostre opere senza spendere soldi vi consiglio vivamente di prendere in considerazione i premi letterari.

Il corpo narrativo

Ogni scrittore ha di solito un tema, un insieme di pensieri e contenuti che organizzati in un insieme di parole  danno vita ad un corpo narrativo.

Di solito i temi della narrativa riguardano i vari aspetti della nostra esistenza. Amore, morte, sofferenza sono le tematiche più trattate da sempre in campo letterario.

In letteratura questi temi sono affrontati non come in un trattato filosofico, ma attraverso un corpo narrativo le cui parti suscitano spesso nel lettore delle emozioni profonde mostrando come in un film il senso più profondo dell’ esistenza.

Spesso nella narrativa il vero contenuto non si evince nemmeno direttamente, ma è nascosto fra le righe e si comprende soltanto seguendo la storia con attenzione.

Il compito dello scrittore è riuscire a mostrare uno spaccato dell’ esistenza coinvolgendo il lettore dall’ inizio alla fine della storia.

Scrivere on line

Appartengo a quella categoria di autori non professionisti che per molti anni hanno sottovalutato le possibilità offerte da Internet e dalle nuove tecnologie.

Per più di dieci anni ho seguito esclusivamente le strade tradizionali: scrivevo racconti e romanzi e poi li mandavo alle case editrici. Unica eccezione, alcuni premi letterari a cui ho partecipato dopo aver scaricato i bandi da Internet.

Col tempo osservando quello che succedeva sulla rete ho capito che le possibilità offerte dalle nuove tecnologie vanno in realtà sfruttate in quanto possono dare un grosso aiuto agli scrittori poco conosciuti, che hanno bisogno di un canale democratico attraverso cui farsi conoscere.

Se siete degli aspiranti scrittori vi consiglio di aprire un blog e di provare a collaborare con siti internet molto conosciuti che si occupano di letteratura. Esistono anche diverse riviste presenti esclusivamente sul web che cercano collaboratori.

Questo tipo di operazioni non portano alcun tipo di ritorno economico, ma vi potrebbero aiutare ad acquisire notorietà e a stringere rapporti con altre persone che condividono le vostre stesse passioni.

Molti di voi penseranno sicuramente che aprire un blog porta via molto tempo, tempo che si può invece dedicare alla scrittura. Tutti noi soffriamo effettivamente di una carenza cronica di tempo. Bisogna considerare però che un blog lo si può aprire, aggiornare quotidianamente per un certo periodo in modo da farlo crescere quel po’ che basta ad avere la notorietà che serve, e poi si può continuare ad aggiornarlo una volta alla settimana.

A quel punto avrete ottenuto il vostro scopo, e potrete godervi i frutti che ne deriveranno. In fondo se per un anno o due vi dedicate un po’ meno alla scrittura che cosa cambia? Attraverso Internet si possono anche diffondere degli e-book gratuiti che servono a promuovere la vostra attività di scrittori.

Ma tratterò questo argomento con maggiore attenzione in qualche altro post.

mercoledì 21 settembre 2011

Scrittori alle prime armi. Errori da evitare.

Sono diversi gli errori commessi dagli aspiranti scrittori che hanno una scarsa esperienza del mondo editoriale. Ecco una breve lista di suggerimenti che potrebbero tornarvi utili:

a) Effettuate sempre la revisione di un romanzo. Se non siete dei geni letterari è improbabile che la vostra prima stesura sia perfetta.
b) Partecipate ai concorsi letterari.
c) Scrivete per passione e non per ambizione (o addirittura per soldi). Gli scrittori non sono mai stati dei mercenari. Dedicatevi a un genere letterario che vi piace infischiandovene se ha o meno un mercato.
d) Non inviate un libro ad un editore senza esservi prima accertati che rientri fra il genere di pubblicazioni presenti nel suo catalogo.
e) Se avete cominciato a scrivere da poco non iniziate cercando di scrivere un romanzo ma provate a cimentarvi prima con delle storie brevi.
f) Se avete inviato un libro ad un editore non tempestatelo in continuazione di telefonate per sapere se pubblicherà o meno il vostro libro. Rischierete soltanto di farlo arrabbiare.
g) Non fatevi prendere dalla smania di pubblicare a tutti i costi.
h) Non sottovalutate Internet come strumento per ottenere visibilità e farvi conoscere.
 

Aspiranti scrittori: alcuni consigli

Ecco un breve elenco di consigli che ritengo possano tornare utili a tutti gli aspiranti scrittori:

a) Avere un proprio blog. E’ un buon modo per farsi conoscere ed entrare in contatto con persone che condividono lo stesso interesse.
b) Leggere qualche libro di scrittura creativa. In alcuni di questi libri si possono trovare dei consigli molto utili.
c) Leggere almeno tre, quattro libri al mese. L’ho già detto anche in altri post: uno scrittore è sempre un lettore sfegatato.
d) Seguire la massima di Hemingway: Scrivi in modo semplice e solo di cose che conosci.
e) Partecipare ai concorsi letterari. Scegliere fra i tanti quelli in cui è prevista la pubblicazione dell’ opera del primo classificato.
f) Non scoraggiarsi se si ricevono rifiuti. E’ normale, soprattutto in Italia.
g) Collaborare con qualche rivista on line o con qualche sito letterario di un certo rilievo.
h) Iscriversi a qualche community letteraria per pubblicare qualche racconto, e conoscere altri scrittori.
i) Perseverare sempre e non mollare mai.

E’ tutto. Spero che qualcuno di questi consigli possa esservi realmente d’aiuto.

martedì 20 settembre 2011

Scrivere Fantascienza

Pubblicare libri di fantascienza in Italia è molto difficile. Gli appassionati di questo genere letterario non sono molti e i grossi editori preferiscono tradurre opere di autori stranieri conosciuti in tutto il mondo piuttosto che investire il proprio denaro dando spazio ad autori italiani.

Esistono tuttavia alcuni concorsi letterari, il più importante dei quali è il premio Urania organizzato annualmente dalla Mondadori che danno la possibilità agli autori della nostra nazione di gareggiare con altri scrittori, per aggiudicarsi il premio finale, che consiste appunto nella pubblicazione del loro libro.

Tuttavia, vincere un concorso letterario non significa diventare scrittori professionisti. Attualmente in Italia esistono solo uno o due scrittori  che si guadagnano da vivere pubblicando libri di fantascienza. Tutti gli altri (compreso il sottoscritto) si dedicano a questo genere letterario fondamentalmente per hobby.

La letteratura di genere (horror, fantascienza, fantasy) nel nostro paese ha da sempre un mercato più ristretto rispetto alla narrativa. E’ una situazione che difficilmente potrà cambiare e che quindi deve essere accettata.

D’altra parte ci sono tanti buoni motivi per scrivere, anche se non si riesce ad avere un riscontro economico.

Un discorso a parte invece, va fatto per la piccola editoria, che spesso è disponibile a pubblicare anche gli autori italiani di fantascienza. Purtroppo però i piccoli editori chiedono di solito contributi economici, e questo per un autore rappresenta spesso un forte deterrente. Ma parlerò dell’ argomento in qualche altro post.

Imparare a scrivere

Si può imparare a scrivere un racconto, un romanzo o una sceneggiatura? Il talento letterario è indubbiamente una dote innata, ci sono persone che fin dall’ infanzia manifestano una predisposizione in tal senso che li porterà in età adulta a diventare dei grandi scrittori. 

Un esempio è quello di H.P.Lovecraft, grande maestro della letteratura fantastica del novecento, autore di opere che hanno influenzato il cinema, il fumetto e da cui sono stati tratti persino dei giochi di ruolo. Chi come me è appassionato di racconti e romanzi horror e fantascientifici sicuramente avrà letto almeno una volta nella vita qualche libro di questo straordinario scrittore.

Il talento però non sempre è così visibile, spesso è una qualità che va scoperta e coltivata. Anche la creatività letteraria può essere sviluppata, esistono dei metodi inventati appositamente per raggiungere tale scopo. Alcuni sono più validi, altri un po’ meno.

La creatività letteraria può a tutti gli effetti essere considerata un procedimento logico di cui si possono individuare le fasi più importanti.

Tutto comincia con un’ idea, pilastro basilare di un edificio che si costruirà poi con un lungo ed attento lavoro di costruzione, stesura e revisione di un testo.

Leggere molto è a mio parere indispensabile per tutti coloro che vogliono imparare a scrivere romanzi o racconti. L’ esperienza dei grandi maestri, così come ci è stata tramandata attraverso le loro opere è una risorsa preziosa per tutti gli aspiranti scrittori che vogliono dedicare parte del loro tempo libero a questa splendida arte.

Uno scrittore è prima di tutto un lettore infaticabile. Non dimenticatelo mai.

lunedì 19 settembre 2011

Descrizioni della natura

Anton Cechov, in Senza trama e senza finale (99 consigli di scrittura), edito da minimum fax offre alcuni buoni consigli a tutti quegli scrittori che si trovano a dover descrivere la natura.

Cechov  spiega che nelle descrizioni della natura il colore e l’espressione si raggiungono solo con la semplicità, con frasi semplici quali “il sole tramontò”,”cominciava a farsi buio”,”cadeva la pioggia” e così di seguito…

Scrive ancora: “Una descrizione dev’essere, prima di tutto, pittoresca, affinché il lettore, leggendo e chiudendo gli occhi, possa di colpo rappresentarsi il paesaggio descritto. Ora, un cumulo di immagini – il crepuscolo, la luce plumbea, una pozzanghera, l’umidità, l’argenteo dei pioppi, l’orizzonte con le nuvole, i passeri, i prati lontani- non è un quadro, giacché pur con tutto il mio desiderio io non potrò mai figurarmi tutto ciò in un assieme armonico”.

Per Cechov inoltre le descrizioni della natura devono essere brevi, legate al contesto di cui si sta parlando e lontane dai luoghi comuni.

A questo proposito scrive:

“Nelle descrizioni della natura bisogna attaccarsi ai piccoli particolari e raggrupparli in modo che il lettore, chiudendo gli occhi, veda il quadro davanti a sé. Darai ad esempio l’impressione d’ una notte di Luna se scriverai che sull’ argine del mulino un coccio di bottiglia scintillava come una vivida stella e l’ ombra d’un cane o d’ un lupo rotolava a mo’ di palla e via dicendo”.

Rappresentare oggettivamente la realtà

Io aderisco a quella corrente di pensiero secondo cui gli scrittori di narrativa dovrebbero cercare di descrivere la realtà del nostro mondo così com’è, lasciando da parte qualsiasi tentativo volto ad attribuire ad essa dei significati particolari.

Per chiarire ulteriormente quanto ho appena scritto, riporto uno stralcio del libro di Anton Cechov, Senza Trama e senza finale, pubblicato nel 2002 da minimum fax:

“E noi?! Noi rappresentiamo la vita com’è, punto e basta… Più in là non ci farete andare, nemmeno con la frusta. Non abbiamo scopi né immediati né lontani, e nella nostra anima c’è il  vuoto assoluto.

Non abbiamo concezione politica, non crediamo nella rivoluzione, non abbiamo un Dio, non temiamo i fantasmi e, quanto a me, non temo neppure la morte e la cecità. Chi non vuole non spera e non teme nulla, non può essere un artista.

Sia questa una malattia o no, poco importa; bisogna però riconoscere che ci troviamo in una maledetta situazione. Non so che sarà di noi fra dieci o vent’ anni; forse allora le circostanze saranno diverse, ma per adesso sarebbe imprudente aspettarsi da noi qualcosa di buono indipendentemente dal fatto che abbiamo o no talento.

Noi scriviamo come macchine, seguendo l’andazzo per cui gli uni servono lo stato, gli altri esercitano il commercio, gli altri ancora scrivono…

Voi e Grigovoric trovate ch’io sono intelligente. Si, sono intelligente, lo sono per lo meno tanto da non dissimulare a me stesso la mia malattia, da non mentire a me stesso e nascondere il mio vuoto sotto gli stracci altrui.”

sabato 17 settembre 2011

La grammatica e l' incipit

Sulla grammatica non ho molto da dire. Ciascuno di noi ha frequentato un certo tipo di scuola ed ha acquisito una formazione di base che porterà con sé per tutta la vita. 

Se non si hanno già in partenza delle buone basi difficilmente si potrà migliorare la propria conoscenza della grammatica. Chi invece in età scolare l’ha studiata con interesse o ha avuto la fortuna di avere un buon insegnante non ha proprio nulla di cui preoccuparsi.

Ripassare un po’ di regole non è comunque un problema. Basta trovare un buon testo e avere la pazienza di leggerlo con attenzione.

Altro argomento su cui non ritengo di dover dire molto è l’incipit (cioè la parola o la frase iniziale di un qualsiasi componimento).

Credo che un buon incipit debba introdurre il lettore nella vicenda in modo graduale. Vediamo un paio di esempi:

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana.

Il mento poggiato sulle braccia incrociate, l’uomo era disteso sulla terra bruna del bosco coperta d’aghi di pino. Sulla sua testa il vento investiva, fischiando le cime degli alberi.

Lev N. Tolstoj, Chadzi-Murat

Accadde alla fine del 1851.
 Era una fredda sera di novembre quando Chadzi-Murat entrò nell’ agitato aul Machket dei Ceceni immerso nei suoi fumi odorosi di letame secco.
 

Avere un proprio stile

Raramente gli aspiranti scrittori ancora alle prime armi hanno un proprio stile di scrittura che li distingue da tutti gli altri romanzieri (o autori di short story).

I primi tempi è naturale imitare lo stile di qualche grande del passato. Col trascorrere degli anni tuttavia ciascuno di noi, accumula un proprio bagaglio di conoscenze apportando continue modifiche alla propria tecnica di scrittura, fino al giorno in cui può ritenere di aver raggiunto una certa maturità stilistica.

Dopo aver assimilato lo stile di diversi autori, riusciremo alla fine a trovare la nostra strada, da cui potremo all’ occorrenza allontanarci senza paura di commettere gravi errori. 

Potremo in certi periodi portare delle sostanziali modifiche alla nostra tecnica o cambiare completamente l’ impostazione stilistica delle opere che scriviamo, ma non saremo comunque più condizionati dalla necessità di avere un modello da imitare.

Avremo quindi raggiunto la piena padronanza delle tecniche narrative e concluso una fase importante della nostra formazione letteraria.
 

venerdì 16 settembre 2011

Eliminare il superfluo da un racconto o da un romanzo

Il successo di molti bestsellers americani ha in un certo qual modo influenzato la nostra cultura portando molti aspiranti scrittori a pensare che un romanzo per essere apprezzato profondamente dai lettori debba essere composto da un numero considerevole di pagine.

Mi è capitato in più di un’ occasione di parlare con sedicenti esperti di letteratura che non prendevano in considerazione (ritenendoli opere di poco valore) libri che non superavano in lunghezza le cento cartelle dattiloscritte.

Nella società degli eccessi e dell’ abbondanza anche i libri sembrano dover rispettare certi canoni irrazionali.

In realtà limitarsi all’ essenziale, senza essere troppo prolissi nelle proprie opere, può rivelarsi spesso una scelta vincente. Soprattutto se non si è dei geni letterari.

Imparare a migliorare i propri racconti e romanzi, eliminando tutto ciò che non risulta essenziale alla storia, è a mio parere uno dei compiti fondamentali di ogni aspirante scrittore.

Effettuare dei tagli nei punti giusti, raramente può nuocere a una storia. Quando scriviamo alle volte ci lasciamo un po’ andare, scrivendo più del necessario.

In un secondo tempo si può rivedere e rielaborare tutto ciò che si è scritto durante la prima stesura, in modo da eliminare quelle parti che appesantiscono la storia rendendola meno leggibile.

Scrivere con calma

Se non siete vincolati da un contratto con una casa editrice e non dovete quindi consegnare il vostro libro entro un preciso periodo dell’ anno non ponetevi scadenze.

Imponendovi di completare un romanzo o un racconto in un arco temporale stabilito a priori non farete altro che lavorare di fretta e con ansia. In una situazione simile è molto probabile che non scriverete al meglio di voi stessi.

Prendetevi tutto il tempo che vi serve per scrivere le vostre opere. Lavorateci (nel caso di un romanzo o di un’antologia di racconti) uno o due anni senza preoccuparvi dello scorrere del tempo. 

Quando avrete terminato, vi servirà un altro periodo di 3-5 mesi per rileggere con attenzione tutto ciò che avete scritto ed eliminare le parti che non ritenete indispensabili.

Ricordate che la fretta è cattiva consigliera. Smetterete di lavorare in modo definitivo sulla vostra opera soltanto quando ne sarete pienamente soddisfatti.

giovedì 15 settembre 2011

Scrivere la scaletta di un romanzo

Quando si scrive un romanzo o un racconto lungo può essere molto utile costruire una scaletta che servirà come punto di riferimento al momento della stesura dell’ opera.

Prendete nota mentalmente delle scene principali della vostra storia e poi scrivetele su un foglio di carta.

Successivamente potrete aggiungere vari episodi secondari, costruendo una vera e propria struttura ad albero.

Può sembrare un modo poco intuitivo per lavorare su una storia, ma vi assicuro che funziona alla grande.

Improvvisare è sempre possibile naturalmente, potreste benissimo creare le varie scene man mano che vi sedete al computer senza aver effettuato in precedenza nessun tipo di lavoro preliminare.

Io però consiglio di procedere per gradi costruendo prima una scaletta. Lavorando in questo modo non correrete il rischio di dimenticare qualche elemento chiave della storia. Avrete sempre davanti un percorso da seguire e riuscirete a scrivere con maggiore serenità.

Un romanzo ben riuscito può essere paragonato a un palazzo che ha una buona struttura. Se costruite bene le sue fondamenta allora siete già sulla buona strada.

Anche quando si scrive un racconto lungo, una scaletta può risultare molto utile.

Una delle mie storie, un racconto di circa settanta pagine, è stata scritta proprio in questo modo.

Avevo elencato su un foglio di carta tutti i capitoli fondamentali dell’ opera, dandone una dettagliata descrizione preliminare.

E’ stato un gioco scrivere il libro. Avevo progettato la trama alla perfezione. Così durante la prima stesura del racconto ho attraversato solo pochi momenti di incertezza e sono riuscito a completare l’intera storia in meno di tre mesi.

Differenziare le letture

Anche se avete scelto un genere letterario specifico, vi consiglio di leggere anche libri che appartengono a generi diversi da quello che amate.

Ad esempio se di solito leggete solo romanzi gialli, e volete scrivere storie che rientrano esclusivamente in questo genere letterario, non sarebbe una cattiva idea se provaste a dedicarvi ogni tanto anche a libri di tutt’ altro tipo.

Prima o poi potreste avvertire dentro di voi il desiderio di migliorare il vostro stile. Un buon modo per raggiungere questo obbiettivo è leggere mensilmente un maggior numero di libri ed inserire nella vostra dieta di aspiranti scrittori, romanzi e antologie di racconti di narrativa.

Io penso che leggere i classici della narrativa degli ultimi due secoli possa aiutare moltissimo uno scrittore inesperto. C’ è molto da imparare dai grandi scrittori del passato.

Anche i cattivi libri possono insegnarci qualcosa. Valutandoli con attenzione si capisce cosa è meglio evitare quando si ha intenzione di scrivere un’ opera letteraria.

Se è possibile però, è sempre meglio cercare di leggere solo libri di un certo spessore. Perdersi in letture poco stimolanti in fondo, è piuttosto inutile.

Una buona idea potrebbe essere la seguente: se leggete almeno quattro libri al mese, potreste sceglierne tre che rientrano nel genere letterario che preferite e uno di narrativa.

E’ un piccolo sacrificio che potrebbe tornarvi molto utile in futuro. Credetemi. 

martedì 13 settembre 2011

Uno scrittore non è un educatore

C’è chi crede che un libro debba trasmettere degli insegnamenti morali, essere portatore di valori utili alla collettività.

Chi ritiene di dover scrivere libri di tal genere a mio parere dovrebbe darsi alla saggistica. Se volete scrivere un trattato sulla morale, dimenticate la fiction, e avvicinatevi ad un’ altra forma di scrittura.

Il compito di uno scrittore (soprattutto quando il suo genere è la narrativa) è quello di rappresentare la realtà, filtrandola attraverso la propria esperienza. 

L’ unica eccezione a quanto detto sopra è forse la letteratura per ragazzi. Tuttavia anche un libro destinato ai più piccoli che sia stato scritto soltanto per insegnare dei valori, difficilmente potrà resistere negli anni. La possibilità che deluda le aspettative dei lettori è di certo molto elevata.

Ciò che tutti noi cerchiamo in un libro è una storia che ci catturi, coinvolgendoci a tal punto da impedirci di staccare gli occhi dalle sue pagine. Nessuno vuole annoiarsi o addormentarsi mentre legge.

E’ proprio questa la ragione per cui spesso dopo aver cominciato a leggere un romanzo lo si mette di lato e non lo si tocca più. Se la storia non è interessante è molto difficile andare avanti con la lettura.

Esistono di certo delle eccezioni, libri pieni di insegnamenti che sono giunti fino a noi resistendo alla prova del tempo e diventando dei classici.  Tuttavia, in linea generale credo che uno scrittore debba concentrarsi soprattutto sulla trama e sui personaggi. 

Anche a costo di apparire un nichilista. 

lunedì 12 settembre 2011

La revisione di un romanzo

Se avete in programma di scrivere un romanzo, sappiate che difficilmente potrete vederlo completo senza averlo prima sottoposto ad un accurato processo di revisione.

Di solito per un romanzo sono necessarie almeno due o tre stesure e non di rado anche un lavoro finale di rifinitura.

Molti scrittori amano scrivere inizialmente una semplice bozza. Scrivono di getto senza preoccuparsi troppo della tecnica, in quanto ritengono la revisione e la sistemazione di un romanzo una fase successiva del loro lavoro.

Altri effettuano la revisione nello stesso periodo in cui realizzano la prima stesura.

Io ad esempio quando scrivo racconti, effettuo numerose correzioni, rivedendo giornalmente tutto ciò che ho scritto. Con questo sistema quando completo un racconto, non sono costretto a lavorarci sopra ulteriormente.

Per quanto riguarda i due romanzi che ho scritto invece, ho utilizzato un sistema più tradizionale; una prima stesura, seguita dopo alcuni mesi da due accurate revisioni.

Ognuno deve trovare il proprio metodo. L’ importante è raggiungere alla fine un buon risultato.

venerdì 9 settembre 2011

Scrittura realistica.

C’è chi crede che un libro debba trasmettere degli insegnamenti morali, essere portatore di valori utili alla collettività.

Chi ritiene di dover scrivere libri di tal genere a mio parere dovrebbe darsi alla saggistica. Se volete scrivere un trattato sulla morale, dimenticate la fiction, e avvicinatevi ad un’ altra forma di scrittura.

Il compito di uno scrittore (soprattutto quando il suo genere è la narrativa) è quello di rappresentare la realtà, filtrandola attraverso la propria esperienza. 

L’ unica eccezione a quanto detto sopra è forse la letteratura per ragazzi. Tuttavia anche un libro destinato ai più piccoli che sia stato scritto soltanto per insegnare dei valori, difficilmente potrà resistere negli anni. La possibilità che deluda le aspettative dei lettori è di certo molto elevata.

Ciò che tutti noi cerchiamo in un libro è una storia che ci catturi, coinvolgendoci a tal punto da impedirci di staccare gli occhi dalle sue pagine. Nessuno vuole annoiarsi o addormentarsi mentre legge.

E’ proprio questa la ragione per cui spesso dopo aver cominciato a leggere un romanzo lo si mette di lato e non lo si tocca più. Se la storia non è interessante è molto difficile andare avanti con la lettura.

Esistono di certo delle eccezioni, libri pieni di insegnamenti che sono giunti fino a noi resistendo alla prova del tempo e diventando dei classici.  Tuttavia, in linea generale credo che uno scrittore debba concentrarsi soprattutto sulla trama e sui personaggi. 

Anche a costo di apparire un nichilista. 

Vivere e lavorare scrivendo

Vivere scrivendo libri è appannaggio di poche persone. E’ un traguardo che un po’ tutti noi amanti della scrittura vorremmo prima o poi riuscire a raggiungere.

Se si ha la fortuna di avere una lavoro che piace (oggi come oggi diventa sempre più difficile averne uno) non bisogna commettere l’ errore di lasciarlo per inseguire il sogno di diventare uno scrittore di professione.

Continuate a coltivare il vostro sogno ed impegnatevi perché un giorno diventi realtà. Ma dedicate molto più tempo e dedizione al vostro lavoro.

Perché scrivo tutto ciò?

Perché anni di esperienze (spesso negative) mi hanno insegnato che quello editoriale è un mondo molto particolare.

Se siete bravi e avete un po’ di fortuna un giorno potreste anche riuscire a pubblicare con un grosso editore. Ma se il libro non dovesse vendere abbastanza bene, allora vi ritroverete di nuovo al punto di partenza.

Potreste anche avere successo con due, tre libri, poi subire un forte calo di vendite e ritrovarvi di nuovo in mezzo a una strada.

Non è meglio allora tenersi stretto il proprio lavoro?

Se riuscite a dividervi fra le due attività, potreste trasformare la scrittura col trascorrere del tempo in un secondo lavoro, così come hanno già fatto in passato molti grandi scrittori.

Naturalmente potreste anche rientrare in quella ristretta categoria di fortunati che fanno soldi a palate grazie ai diritti d’autore dei libri che hanno scritto.

Ma se siete dei poveri mortali, ascoltate il mio consiglio. Prendete la scrittura seriamente, ma tenete altrettanto in considerazione il vostro lavoro.

E’ la vostra personale miniera d’oro. Non dimenticatelo mai.

giovedì 8 settembre 2011

Superare il blocco dello scrittore

Tutte le persone che amano scrivere prima o poi attraversano un periodo in cui non riescono procedere nella stesura delle loro opere.

Il blocco dello scrittore può arrivare all’improvviso, e fermare il nostro lavoro per pochi giorni o per diverse settimane. Nel peggiore dei casi può durare anche per mesi.

Durante la stesura del mio secondo romanzo, in un periodo lavorativo difficile, caratterizzato da un forte stress psicologico e da delle enormi difficoltà ad adeguarmi ad un ambiente di lavoro che  sentivo troppo estraneo alle mie attitudini, ho perso all’improvviso l’ ispirazione e sono stato costretto a fermarmi per più di sei mesi.

Certe volte ci troviamo in situazioni che non ci permettono di vivere serenamente le nostre giornate. Quando cerchiamo di dedicare un po’ di tempo alla scrittura non riusciamo a concentrarci, rimaniamo di fronte allo schermo del computer anche per diverse ore senza riuscire a fare dei progressi nella stesura delle nostre storie.

Che cosa fare allora?

Se come me, non siete scrittori professionisti (scrivete solo per passione e sperate un giorno di riuscire a pubblicare un libro con un grosso editore) in un periodo di grosse difficoltà (che siano economiche o di altro genere) potete benissimo prendere in considerazione la possibilità di fermarvi del tutto.

Diverso è il caso di chi è riuscito a fare della scrittura un lavoro che gli permette di vivere. Se si hanno dei contratti da rispettare non ci si può permettere di perdere tempo. 

In linea generale, se proprio non riuscite a concentrarvi e ad andare avanti, io vi consiglio di staccare per un po’ di giorni, dedicandovi ad attività meno impegnative. Potete passeggiare, uscire con gli amici ecc…

Cercare a tutti i costi di scrivere anche quando non si è ispirati e non si riesce nemmeno a trovare la giusta concentrazione non ha senso. Anche se forzandosi si riesce alla fine a superare il blocco dello scrittore per qualche ora, si corre sempre il rischio di rimanere nuovamente bloccati il giorno successivo.

La disciplina è importante, ma non bisogna esagerare. Se proprio siete in un periodo no, non preoccupatevi. Prima o poi riuscirete a ritrovare l’ispirazione perduta, e potrete portare a termine la stesura del vostro libro. 

A me va quasi sempre in questo modo.

Scrivere per i lettori

Se scrivete narrativa state attenti a non inserire troppi elementi autobiografici nelle vostre opere.

I libri autobiografici sono i più difficili da scrivere, se non si hanno alle spalle delle esperienze che potrebbero realmente interessare i lettori, allora si rischia soltanto di perdere il proprio tempo mettendo su carta delle fesserie.

Non tutte le vite sono uguali, l’ esistenza di certe persone scorre in modo molto tranquillo, altre invece attraversano periodi pieni di avventure ed esperienze interessanti.

 Un’ opera letteraria non può non essere scritta ignorando le aspettative dei lettori. Una storia che racchiuda in sé solo una lunga serie di avvenimenti monotoni è destinata irrimediabilmente a suscitare l’ indifferenza.

Se il vostro genere letterario è la narrativa, allora usate la fantasia. Create personaggi interessanti, trame robuste, cercate di dare il meglio di voi stessi non solo da un punto di vista stilistico. 

Individuate i conflitti che dovrà affrontare il protagonista nel corso del romanzo, in modo da avere una breve serie di elementi su cui costruire la trama del libro.

Trovare una buona idea per una storia non è affatto semplice. Tuttavia, non bisogna arrendersi, bisogna continuare a cercare degli spunti originali da cui partire.

Nei romanzi è importante l’equilibrio fra le parti puramente descrittive e quelle in cui sono presenti dei dialoghi. 

Se vi piacciono le scene romantiche, non riempite il vostro romanzo di questo tipo di episodi soltanto perché voi li amate così tanto. 

Non dimenticate mai di cercare il giusto equilibrio all’interno della vostra opera, è questa la chiave per scrivere un buon libro.  

Cercate di non lasciarvi vincere dalla pigrizia mentale e vedrete che prima o poi i risultati arriveranno.

mercoledì 7 settembre 2011

Come trovare le idee per una storia.

Esistono molti sistemi diversi attraverso i quali uno scrittore può trovare le idee per le sue storie.

Se siete un po’ confusi e state attraversando un periodo di stasi creativa non preoccupatevi. Non siete costretti a scrivere a tutti i costi.

Andate in giro, leggete dei libri, guardate qualche bel film. Prima o poi qualcosa attirerà la vostra attenzione mettendo in moto la creatività che è dentro di voi.

Potrebbe trattarsi di qualsiasi cosa. Un particolare visto in un film, un pensiero nato in un momento di riflessione, un brano letto in un libro che vi ha colpito profondamente.

Il processo creativo segue un percorso molto particolare; le intuizioni nascono in modo improvviso, stimolate dalle nostre esperienze sensoriali.

Per farvi un esempio l’ idea per il mio primo romanzo è nata in me dopo aver ascoltato il racconto di un’ insolita esperienza accaduta a due miei amici. 

Un misterioso evento di cui erano stati gli sconcertati testimoni, ha risvegliato la mia fantasia dandomi un ottimo spunto per la mia storia.

Una notte della seconda metà del mese di Agosto non riuscivo a chiudere occhio. Era una notte calda, umida, la stanza dove dormivo era piena di zanzare.

Così ho cominciato a pensare alla storia che mi era stata raccontata e ho cominciato a costruirci sopra la trama di un romanzo.

Ho compreso che l’idea di base aveva delle potenzialità e ho cominciato a lavorare di fantasia senza fermarmi per un solo istante. Non ho dormito quella notte, ma al mattino tutte le scene del romanzo erano ben ordinate nella mia mente.

Tuttavia, dato che era estate, ho deciso di rimandare al futuro tutto il lavoro concernente la prima stesura del libro.

Il romanzo ha visto la luce circa sette mesi dopo. E’ stata una soddisfazione vederlo ultimato.

Meglio una macchina da scrivere o un computer?

Se siete aspiranti scrittori vi sarà capitato almeno una volta nella vita di provare a utilizzare una macchina da scrivere, una penna o una semplice matita al posto del computer.

La macchina da scrivere esercita da sempre un fascino irresistibile, ed è d’ altra parte lo strumento di lavoro di molti grandi scrittori del secolo passato.

Ricordo che circa dieci anni fa, uno degli appartamenti del palazzo in cui vivo con la mia famiglia venne affittato da una coppia di giovani innamorati. Lei dirigeva una piccola azienda della mia città, lui invece lavorava come scrittore e sceneggiatore.

Io a quel tempo scrivevo solo racconti, e rimasi un po’ sorpreso quando venni a sapere che uno scrittore professionista si era stabilito al piano di sotto. Non conobbi mai il mio vicino di casa, però il pomeriggio lo vedevo spesso mentre era immerso nel suo lavoro, seduto in un tavolo del terrazzo. 

Invece di un posto silenzioso, amava scrivere all’ aperto (la mia casa si affaccia su una strada molto trafficata). Sistemava una piccola macchina da scrivere su un tavolo al centro della terrazza e cominciava a lavorare.

Era un tipo un po’ pittoresco, lavorava con un bicchiere di vino accanto alla macchina da scrivere e alle volte indossava un cappello simile a quelli che si vedono nei film degli anni 30.

Ho voluto raccontare di questa persona perché lo ritengo uno di quei classici esempi in cui si tende un po’ ad immedesimarsi in un personaggio. Il cappello, il bicchiere di vino, la macchina da scrivere, ma non sarebbe stato più semplice scrivere in un posto silenzioso, utilizzare un computer e non tenere sulla testa un cappellaccio fuori moda?

Cosa c’ entrano tutte queste cose con la scrittura?

Tuttavia, anch’ io ho provato in passato a utilizzare una macchina da scrivere al posto del computer. I risultati sono stati pessimi, un buon programma di videoscrittura vale 100 volte di più della migliore delle macchine da scrivere.

Questa almeno è la mia opinione.

Un discorso a parte invece meritano le matite e i fogli di carta. Ho scritto il mio primo romanzo utilizzando solo una gomma, una matita e un blocco di fogli di carta. Anche se non si hanno le possibilità di correzione dei testi offerte da un programma di videoscrittura, ritengo che scrivere in questo modo stimoli molto la fantasia. 

Non dover fissare lo sguardo sullo schermo di un computer permette a mio parere di concentrarsi maggiormente sulla parte creativa del lavoro di scrittura. Le idee fluiscono  liberamente, si visualizza nella propria mente la storia, senza perdersi in inutili distrazioni.

Io consiglio a tutti di scrivere con un computer, anche se usare una matita e dei fogli di carta presenta dei vantaggi, alla fine ci si ritrova comunque a dover riscrivere tutto. Inoltre scrivendo con un programma di videoscrittura potrete scrivere e correggere nello stesso tempo i vostri testi, migliorandone notevolmente la qualità.

martedì 6 settembre 2011

Non esagerare con gli avverbi

Uno degli errori tipici che si commette quando si è ancora degli aspiranti scrittori alle prime armi è quello legato all’ uso eccessivo degli avverbi.

Leggete attentamente il paragrafo che segue:

“Quel giorno Alfredo aveva passato l’ intera mattina camminando nervosamente avanti e indietro nella sua stanza. Le lunghe ore trascorse il giorno prima chiacchierando allegramente con Anna erano ormai molto lontane. Pensieri cupi offuscavano la mente del giovane. La misteriosa telefonata ricevuta al suo risveglio lo aveva turbato profondamente. Così quando qualcuno suonò al citofono raggiunse rapidamente l’ingresso…”

Utilizzare troppi avverbi non ha senso. Spesso si possono eliminare dal discorso senza comprometterne il significato.

Non dico di non utilizzarli del tutto, ma soltanto di non esagerare.

I miei primi racconti sono letteralmente tappezzati da avverbi come: rapidamente, allegramente, amichevolmente, cortesemente, gentilmente ecc…

La consapevolezza di non averli utilizzati nel modo corretto è nata in me soltanto dopo alcuni anni. A quel punto il danno era già stato fatto e i racconti scritti fino al quel momento non erano di certo pubblicabili. Per rimediare al mio errore era necessario riscriverli.

Se fossi stato cosciente fin dal principio che esagerare con gli avverbi non rientra fra le buone abitudini di uno scrittore avrei potuto risparmiare un bel pò di fatica.

Dove scrivere

Se amate scrivere, e avete intenzione di dedicare a questo tipo di attività una parte del vostro tempo libero, allora dovete imparare a farlo con criterio.

Quando si scrive un romanzo o un racconto è importante riuscire a mantenere alto il livello di concentrazione.

Condividere il luogo in cui si scrive con altre persone è una scelta poco saggia. Come per lo studio e altre attività impegnative è importante tenersi lontani dalle distrazioni. 

Se vivete in famiglia e disponete di una stanza tutta vostra, allora avete già un vantaggio rispetto a chi è costretto a dividere la camera dove studia e trascorre il suo tempo con altre persone.

Se siete dei single autonomi, che vivono completamente soli in un piccolo appartamento, allora non avrete di certo alcun problema.

E’ importante privilegiare un posto dove si riesce a concentrarsi. Io consiglio di non ascoltare musica in quei momenti; al limite se proprio non riuscite a spegnere il vostro stereo, mettete qualche cd di musica classica. 

Sembra che Stephen King ami ascoltare musica Heavy Metal mentre lavora, ma  io dubito che una persona comune (non un genio letterario quindi) riuscirebbe in quelle condizioni ad ottenere dei buoni risultati.

Quindi ricapitolando, dovete scegliere un posto tranquillo e ben illuminato, lontano da possibili fonti di distrazioni e da rumori di qualsiasi genere.

Io ho scritto per anni in un angolo appartato della mia stanza, dove è sistemata una piccola scrivania.

E’ lì che sono sempre riuscito a viaggiare con la fantasia, dimenticando per un po’ la routine quotidiana.

Ciascuno di noi deve trovare il proprio posto ideale.

lunedì 5 settembre 2011

Quando scrivere?

Organizzare il proprio tempo è importante anche per chi vuole dedicarsi alla scrittura. Riuscire a trovare una o due ore al giorno per coltivare questa attività non è purtroppo così semplice.

Lo studio, il lavoro, tutte le piccole distrazioni che sovente ci portano via molto più tempo di quanto vorremmo… Come fare allora a recuperare i preziosi minuti che ci servono per scrivere le storie che abbiamo in testa?

Ognuno di noi deve trovare la propria strategia. Io nel corso degli anni ne ho adottate diverse. Alcune si sono rivelate più produttive, altre un po’ meno.

Quando andavo all’ università scrivevo tutti i pomeriggi per circa un’ ora. Scrivere a quel tempo per me era un’ abitudine, e devo ammettere che raramente dimenticavo di farlo. Terminavo di studiare e mi mettevo subito davanti al computer.

A quel tempo scrivevo solo racconti, l’ idea di buttare su carta un romanzo non mi sfiorava nemmeno lontanamente. Fu proprio in quel periodo che cominciai a vincere qualche premio letterario.

Col tempo mi sono reso conto che scrivere la mattina è molto più semplice. Il pomeriggio o la sera si è spesso piuttosto stanchi, dopo un giorno di studio o di lavoro è difficile alle volte mantenere un certo livello di concentrazione. Per molti di noi tuttavia non ci sono altre alternative.

Scrivere tutti i giorni, riservandosi solo un giorno di riposo è il modo migliore per iniziare la stesura di una storia e portarla a termine in un tempo ragionevole. I personaggi e la trama rimangono vivi nella nostra mente, e non si corre il rischio di perdere la voglia di andare avanti.

Se si riesce a organizzare il proprio lavoro in modo disciplinato, allora il rischio di lasciare incompiuta la nostra opera diventa realmente molto basso.

In alternativa si può concentrare tutto il lavoro inerente la stesura di un testo in un breve periodo. Per esempio in un arco di tempo che va dai tre ai quattro mesi. In questo caso l’ impegno richiesto è molto più elevato (3-4 ore al giorno), ma si ha il vantaggio di completare un romanzo o un’ antologia di racconti in un tempo molto breve.

Naturalmente alla prima stesura di un libro, dovrà seguire quasi sempre un approfondito lavoro di revisione.

Quale genere letterario scegliere?

Rispondere a questa domanda non è affatto semplice. E’ fuor di dubbio che se decidete di scrivere libri di un genere letterario che amate (ad esempio il giallo) potrete attingere ad un background di idee che vi aiuterà di certo nella stesura della vostra opera.

Correrete meno il rischio di essere poco originali, in quanto non vi avventurerete in un territorio sconosciuto ma in uno in cui anche se solo da lettori vi muovete da tempo.

Scrivere romanzi o racconti di un genere letterario che non si conosce, solo perché è più commerciale non ha in realtà molto senso. Pubblicare un libro è molto difficile indipendentemente dal genere che si sceglie. Se volete raggiungere il vostro obbiettivo dovete cercare di non essere banali e lavorare molto sulle vostre opere.

Dovete curare lo stile, costruire una trama robusta e cercare di non essere scontati.

Detto questo è giusto fare però delle precisazioni. In Italia non tutti i generi letterari godono della stessa considerazione. La maggior parte dei miei libri ad esempio rientrano nel genere fantascientifico.

La fantascienza in Italia è da sempre ghettizzata, gli autori italiani (fatta eccezione per alcuni fortunati) trovano grandissime difficoltà a trovare un editore disposto a pubblicare le loro opere.

Di solito si riesce a trovare udienza solo presso i piccoli editori a pagamento. Quindi guadagnare del denaro scrivendo libri di fantascienza è quasi impossibile.

In linea generale si può dire lo stesso anche per i libri Horror, per le opere Fantasy, e per tutte quelle che trattano tematiche fantastiche. Chi è appassionato di questi generi sarà quasi sicuramente costretto a vivere dei frutti di un altro lavoro.

Continuerà quindi a scrivere solo per passione.

Una domanda che bisogna porsi è sicuramente la seguente: “Perché ho deciso di scrivere dei libri?”

Se la risposta è simile a questa: “Perché è un’ attività che amo indipendentemente dal ritorno economico che ne posso avere, perché mi diverte e mi fa sentire bene…”, allora non incontrerete mai problemi di alcun tipo.

E chissà magari un giorno riuscirete anche a diventare degli scrittori famosi.

Se cercate invece nella letteratura un mezzo per ottenere delle entrare economiche non indifferenti allora sappiate che per voi le cose saranno molto dure. Ci sono molti modi più semplici e sicuri per guadagnare del denaro.

domenica 4 settembre 2011

Leggere e scrivere molto

Sono diverse le ragioni che spingono le persone ad avvicinarsi alla scrittura. Si può scrivere per passione, per dare sfogo alla propria creatività, o per provare ad avvicinarsi ad una professione difficile ed affascinante al tempo stesso.

Spesso chi si dedica a quest’ arte è una persona che di solito ama leggere, e che in un’ epoca dominata dal mezzo televisivo e da internet dà ancora molto valore a uno dei più antichi e rispettabili mezzi per diffondere le storie e le idee: il buon vecchio libro.

Ad ogni modo indipendentemente da quali possano essere le ragioni che spingono ciascuno di noi a dedicarsi alla scrittura, prima o poi tutti quelli che nutrono la speranza di riuscire presto o tardi a pubblicare un libro si trovano a dover affrontare il problema dello stile. Ci si rende conto cioè che possedere una buona tecnica di scrittura può fare la differenza.

Molti anni fa quando ho cominciato a scrivere, non pensavo molto al modo in cui mettevo su carta le mie storie. Col tempo però ho cominciato ad avvertire il desiderio di migliorare la mia tecnica.

Ci sono molti modi per perfezionare il proprio stile. Si può seguire un corso di scrittura creativa, o più semplicemente leggere qualcuno dei numerosi testi sull’ argomento reperibili in libreria.

Leggere e scrivere molto è però il sistema migliore. Seguire un proprio programma di lettura (dai due ai sette libri al mese, scelti in base ai propri gusti letterari) dedicando nello stesso tempo una o due ore al giorno alla scrittura stimola un processo di apprendimento che negli anni darà sicuramente degli ottimi risultati aiutandovi a progredire nella stesura delle vostre opere.

Imparare ad usare la fantasia


Nel suo libro “Consigli ad un giovane scrittore” Vincenzo Cerami invita gli aspiranti scrittori ad imparare ad usare la fantasia. A smuoverla, farla vivere, allenandosi a pensare costantemente.
Raccontare è in un certo qual modo porsi delle domande difficili sul mondo, questioni che tuttavia non aspettano una risposta.

“Le risposte sono altrettanti interrogativi che accendono una fioca luce nel buio e nel silenzio della nostra natura più nascosta. In quella macchia slavata finiscono per specchiarsi le zone insondabili del nostro presente, l’unico tempo in cui siamo concretamente vivi. La scrittura viene subito dopo.” Citato testualmente dal libro.

In tale contesto assume un particolare significato la parola evocazione. A tal proposito Vincenzo Cerami nel suo libro è molto chiaro. E’ importante tradurre in un linguaggio comprensibile quanto è possibile portar fuori dalla fantasia; ricostruire artificiosamente, usando le parole, un universo che ha regole e logiche differenti rispetto a ciò che succede nella realtà. E’ un po’ come se si stesse raccontando un sogno, con tutte le sue ambiguità e suggestioni segrete.

Evocare dal mondo della fantasia, da quel fumoso riquadro in cui si inventano personaggi, storie e situazioni più o meno improbabili.

sabato 3 settembre 2011

Le regole vengono dopo

In questo blog ho già raccolto un buon numero di posts sulla scrittura creativa. In più di un’ occasione ho accennato alla possibilità di imparare a scrivere romanzi o racconti esercitandosi molto nella scrittura e leggendo nello stesso tempo qualche buon manuale di scrittura creativa.

C’è chi ritiene che per imparare a scrivere si debba necessariamente frequentare per anni una scuola di scrittura. Io la penso diversamente e ho espresso le mie opinioni in proposito in più di un’ occasione.

In linea generale per molti scrittori, sia che si tratti di scrittori dilettanti come il sottoscritto, sia che si tratti di professionisti, le regole spesso vengono dopo un lungo periodo passato ad esercitarsi.

Come ha scritto Vincenzo Cerami nel suo manuale di scrittura “Consigli a un giovane scrittore” le regole in arte vengono di solito in un secondo momento, si scoprono dopo averle applicate.

E’ importantissimo esercitarsi molto nella scrittura, leggendo nello stesso tempo molti libri. Fra questi è di certo utile inserire anche qualche buon manuale di scrittura creativa.

Ma se cominciate la vostra attività di aspiranti scrittori leggendo soltanto un manuale di scrittura creativa senza poi impegnarvi realmente, allora difficilmente riuscirete a fare progressi, e forse alla fine rinuncerete persino alla vostra aspirazione.

venerdì 2 settembre 2011

Scrivere e rappresentare la realtà

Ho sempre apprezzato i grandi scrittori del novecento come Hemingway per la loro capacità di rappresentare oggettivamente la realtà.

All’ estremo opposto esistono naturalmente da sempre scrittori che scrivono opere fantastiche, e che hanno un grandissimo talento. Ho sempre ammirato anche questi scrittori per la loro grande fantasia.

In questo post però voglio parlare della rappresentazione oggettiva della realtà.

Della capacità di scrivere opere incredibilmente realistiche e nello stesso tempo, di grande valore.

E’ molto difficile raggiungere un simile risultato. Anche perché quando si cerca di rappresentare oggettivamente il mondo che ci circonda, si rischia di cadere nella banalità.

Tuttavia le opere di narrativa che nella mia vita ho amato maggiormente rientrano proprio in questa categoria.

Naturalmente anche in questo caso la fantasia è importante, perché le opere letterarie nascono sempre dalla creatività degli scrittori.

L’ esperienza personale però è importantissima. Solo chi ha vissuto una vita ricca di vicissitudini interessanti riesce di solito a dare il meglio in questo tipo di letteratura.

giovedì 1 settembre 2011

Blog di nicchia o generalista?

La scelta dipende da quali sono i vostri interessi e da quali obbiettivi volete raggiungere.

In linea generale io apro sempre blog di nicchia. Preferisco aprire più blog di piccole dimensioni, accontentandomi di un traffico limitato, ma di qualità, piuttosto che creare un contenitore dove riversare contenuti variegati.

Secondo me i blog di nicchia, ovvero quelli che affrontano un numero limitato di argomenti, sono molto apprezzati dai navigatori.

Ciascuno di noi ha le sue passioni e i suoi interessi, navigando su Internet cerca spesso informazioni molto specifiche.

Poiché i miei blog sono sempre stati fino ad ora soltanto di tipo amatoriale, non ho mai cercato di raggiungere alti volumi di traffico.

Fra l’altro non è detto che con un blog generalista si possano ottenere volumi di traffico così eccezionali. Sicuramente parlando di moltissimi argomenti è più facile fare aggiornamenti, ma ciò non significa che verrete apprezzati necessariamente dai navigatori.

Inoltre i blog di nicchia spesso si posizionano meglio sui motori di ricerca, per ragioni di cui parlerà probabilmente in futuro.

Quindi se non avete moltissimi interessi, ma delle passioni specifiche io vi consiglio di optare per un blog anche un po’ più piccolo, ma dove potrete parlare di qualcosa che conoscete veramente senza dovervi mettere a scopiazzare i contenuti di altri web publisher.